Doppio incidente a Gradisca e Mossa: i nodi di viale Trieste e Strada regionale 56
I sinistri si sono verificati lungo due strade pericolose. Feriti non gravi. I cittadini non ne possono più e chiedono contromisure alle Giunte comunali

Sono due strade lontane una dall’altra ma accomunate dal fatto che sono molto pericolose. Nel senso che gli incidenti, purtroppo, sono ricorrenti e i cittadini non ne possono più e chiedono alle rispettive amministrazioni comunali di intervenire.
L’incidente a Gradisca
Iniziamo da Gradisca dove un nuovo incidente, fortunatamente senza conseguenze gravi, riporta per l’ennesima volta in auge il tema della pericolosità di viale Trieste. Lo schianto si è verificato poco dopo le 6 del mattino di domenica all’altezza dell’ex trattoria Paradise quando, per cause ancora in corso di accertamento, un’Opel condotta da una giovane donna è improvvisamente uscita dalla carreggiata, urtando violentemente una vettura in sosta e capottandosi. Il rumore dell’impatto ha svegliato diversi residenti della zona, alcuni dei quali hanno temuto addirittura il crollo di un edificio.
Stando alle prime ricostruzioni, la vettura colpita avrebbe attutito la corsa della Opel, evitando conseguenze peggiori per cose o persone nelle immediate vicinanze. Si ipotizza che la giovane conducente possa aver avuto un colpo di sonno.
È uscita illesa dall’abitacolo ma è stata comunque condotta per accertamenti al Pronto soccorso di Gorizia. Sul posto sono intervenuti i sanitari del 118 con ambulanza e automedica dal vicino Poliambulatorio di via Fleming, i carabinieri della Compagnia di Gradisca e i vigili del fuoco, questi ultimi in via precauzionale.
Strada pericolosa
È il terzo incidente registrato in pochi giorni, circa una ventina, sulla stessa arteria. Negli anni, viale Trieste ha visto un campionario di sinistri tra i più vari: pedoni investiti, collisioni tra auto e motocicli, frontali, ribaltamenti con vetture finite contro recinzioni, nei cortili o addirittura negli orti. Ci sono stati tamponamenti, urti contro i dissuasori in cemento all’altezza del supermercato e del condominio di via Garzonio, e persino incidenti con autobus di linea. C'è chi si è visto travolgere la propria auto parcheggiata in più di un’occasione.
Con una media di oltre mille veicoli all’ora, il lungo rettilineo che collega il centro alla statale per Gorizia invita spesso a correre, ma anche a distrarsi. La visibilità laterale, compromessa dalle auto in sosta, non aiuta. Il Comune e Fvg Strade hanno cercato negli anni di intervenire con misure di sicurezza: sono stati installati attraversamenti luminosi intelligenti per i pedoni e, più di recente, posizionati i box per il telelaser, richiesti anche da una raccolta firme nel 2021 ma la soluzione più radicale – da tempo evocata e mai realizzata – resta la trasformazione in senso slow di viale Trieste: restringimento della carreggiata, eliminazione di una fila di parcheggi e creazione di una corsia ciclopedonale. Un progetto fermo al palo.
Lo schianto a Mossa
Stesso scenario a Mossa dove si è verificato l’ennesimo incidente sulla strada regionale 56 all’intersezione con via del Camposanto (Mossa) e via alla Stesa (Lucinico). «Ormai si è perso il conto di ciò che avviene in questo incrocio. E nonostante tutto questo, nonostante gli infiniti gridi di allarme, permane un silenzio e un’apatia da parte delle istituzioni preposte che rasentano l’imbarazzo»
. A prender posizione sono, ancora una volta, i portavoce del comitato “No velocità” guidato dal mossese Sergio Medeot e da Claudio Franzò che abita in via alla Stesa, a Lucinico. «La domanda è sempre quella: dove sono coloro che dovrebbero garantire la sicurezza, il rispetto della velocità dei mezzi in transito, la vivibilità della gente? I cittadini residenti sono sbalorditi nel vedere come di fronte a tanto pericolo, denunciato e conosciuto da tutti, nessuno faccia alcunché. Magari si fa qualche riunione, ma poi cala il silenzio e si guarda altrove. E così si va di anno in anno, da almeno dieci anni a questa parte. C’è il famoso metodo del rinvio, perché ci sono altre cose da fare». —
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