«Aprite i porti alla Sea Watch», boom di adesioni per l’appello dei medici del Fvg

Aggiornamento delle 16: Le firme hanno raggiunto quota 300.
TRIESTE Si sta espandendo a macchia d’olio, e non solo tra il personale sanitario, l’adesione all’appello a far sbarcare i migranti della Sea Watch lanciato sabato dal pediatra neonatologo Pierpaolo Brovedani, medico al Burlo di Trieste.
Il documento ieri sera aveva superato quota 180 firme solo tra medici e personale sanitario, con 110 specializzandi e più di 10 primari.
Tra questi ultimi Roberto Dall’Amico, primario di Pediatria a Pordenone; Franco Colonna, responsabile di Pediatria a S. Vito al Tagliamento, dove opera Roberta Pinzano alla direzione di Ostetricia e ginecologia. Fra gli altri Barbara Cappelletto, responsabile di Neurochirurgia a Udine. E poi i medici del Burlo tra cui Giuseppe Ricci, primario del Dipartimento ostetrico-ginecologico; Claudio Germani, responsabile del Pronto soccorso; Marco Rabusin, primario di Oncoematologia; e Francesco Maria Risso, responsabile di Neonatologia.
Brovedani si conferma stupito dala mole di adesioni: «Al momento sto ricevendo firme anche dal personale medico di fuori regione, come alcuni colleghi del Sant’Anna di Torino. Sono arrivate anche una cinquantina di sottoscrizioni da persone della “società civile” e di associazioni, che mi sono sentito in dovere di inoltrare al Comitato per la difesa della Costituzione di Trieste, l’ente più idoneo a seguire questa istanza visto che si lega ai diritti della persona».
La lettera si rivolge in prima istanza al presidente della Regione Massimiliano Fedriga e al sindaco Roberto Dipiazza, «perché dichiarino aperti i nostri porti e le nostre strutture per accogliere queste poche decine di migranti e prioritariamente i bambini e i minori». Perché «come operatori sanitari che quotidianamente si prendono cura della salute delle donne e dei bambini, assistiamo attoniti a quanto si svolge al largo di Siracusa, dove alla nave Sea Watch, con 47 migranti tra cui diversi minori a bordo, viene impedito lo sbarco a terra per soccorrere persone in pericolo e costrette all’addiaccio in un mare agitato ed esposte a temperature invernali». Poi, la richiesta «al Primo Ministro Conte, al Ministro degli Interni Salvini, al Ministro delle Infrastrutture Toninelli di uscire dall’indifferenza e consentire lo sbarco a terra di queste persone».
A livello locale, se Dipiazza ieri non era raggiungibile, Fedriga si è detto deluso. «Le posizioni politiche di ogni cittadino sono legittime ed è giusto esporle - ha spiegato - ma utilizzare la propria professione, svolta nella pubblica amministrazione, per promuoverle è scorretto e irragionevole. Entrando poi nel merito della missiva si parla di emergenza sanitaria: ci tengo a precisare che proprio» ieri «il Procuratore reggente di Siracusa ha sentito il comandante della Sea Watch e non è stato richiesto nessun intervento per una emergenza sanitaria, a conferma che alla base della lettera c’è una posizione politica. Anche quanto ai minori, vorrei sapere chi ha questi dati visto che nemmeno li conoscono le istituzioni sul posto; mi sembra strano li abbia chi scrive da Trieste. Io - così Fedriga - non mi metterò mai a disposizione di chi vuole favorire l’immigrazione clandestina arricchendo mafie e criminalità organizzata. Da quando c’è Salvini a ministro dell’Interno si sono azzerati gli sbarchi e ridotte le morti in mare».
«È il solito ricatto del potere - commenta Brovedani - pensano che l’ospedale sia come una caserma in cui si usa obbedir tacendo. Io non ho tirato in ballo il Burlo, mi sono posto come pediatra usando i miei dati privati, ma nel retropensiero politico bisogna comportarsi come prevede il potere. Ma sono un medico, e come operatori della salute e persone della società civile non possiamo accettare impassibili questa ghettizzazione drammatica, che siano gli invisibili dei lager della Libia o i morti nel fondo del Mediterraneo, o che siano quelli visibili sul ponte di una nave. Reinvierò l’appello - aggiunge - per far capire che non è un gesto isolato di un gruppetto di medici, ma davvero una cosa andata al di là delle mie stesse intenzioni, quasi ci fosse la necessità di qualcuno che facesse il primo passo». —
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