Arrestato Querci, 5 anni da scontare

È arrivato - alla fine - il conto della Giustizia. Un conto salato. Cinque anni dietro alle sbarre per il professor Francesco Alessandro Querci, leader e portavoce dell’Associazione Porto franco, ma per molti anni docente di Diritto della navigazione all’Università di Trieste, già presidente del Consiglio superiore della Marina mercantile legato da doppio filo con l’allora segretario della “Balena bianca”, Amintore Fanfani. Insomma, quello che una volta si definiva un boiardo di Stato.
Tre agenti della Squadra mobile si sono presentati l’altra sera nella sua villa al numero 309 di viale Miramare, proprio dietro al “California”. Gli hanno notificato “un provvedimento di esecuzione” della Procura generale e firmato dall’avvocato generale Giuliano Cremese. Dopo pochi minuti il professore è stato fatto salire su una vettura civile della Mobile che si è diretta in carcere. Nel frattempo è stato avvisato il difensore, l’avvocato Giuseppe La Licata. Che, verosimilmente, si attiverà già da oggi per ottenere un’attenuazione della pena o una misura alternativa, considerata l’età, l’affidamento in prova oppure gli arresti domiciliari. Querci è nato il 22 marzo 1937.
Nell’atto si fa riferimento a due condanne pesanti come macigni passate in giudicato. E quindi esecutive e cioè da scontare. L’ultima a 6 anni per il crac della Kreditna Banka, avvenuto negli anni Novanta. La condanna è diventata definitiva dopo la pronuncia della Cassazione, lo scorso 12 luglio, sul filo di lana della prescrizione, al termine di un processo durato 13 anni. Reato per Querci: bancarotta fraudolenta. I giudici avevano riconosciuto un diretto coinvolgimento del docente nel fallimento dell’istituto della minoranza slovena in Italia, travolto da una valanga di debiti e messo in liquidazione coatta amministrativa dal ministero del Tesoro. Un fallimento da 350 miliardi delle vecchie lire. Soldi spariti, volatilizzati in un turbine di spericolate iniziative in cui i giudici hanno ravvisato la diretta responsabilità di Querci.
La seconda sentenza a due anni è stata pronunciata dal Tribunale di Trento ed è diventata definitiva nel 2010. Riguarda una vicenda in cui il professore è stato chiamato a rispondere di calunnia per aver incolpato due giudici del Tribunale e un commercialista nominato dalla stesso Tribunale curatore del fallimento della “Immobiliare generale srl”. Come si legge nel capo d’imputazione, Querci aveva accusato nel lontano 1998 in una lettera inviata a un magistrato, il dottor Alberto Chiozzi allora presidente della Sezione fallimentare del Tribunale, al giudice istruttore Alberto Darin e al dottor Giorgio Lenardon «di aver abusato del loro ufficio, di associazione a delinquere, concussione, estorsione, falsità ideologiche, frode processuale, truffa, violazione di domicilio appropriazione indebita e furto».
Nel provvedimento viene anche definito quello che genericamente viene indicato come lo sconto. L’entità delle pene relative alle due condanne definitive ammonta complessivamente a otto anni di reclusione. Ma vengono «dedotti anticipatamente» 3 anni d’indulto. Così in totale la pena residua da espiare è di 5 anni.
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