Arriva la Madonna della Salute: a Trieste 11 messe e 20 mila candele

Giovedì 21 la storica celebrazione cittadina nella chiesa di Santa Maria Maggiore. Presenti il vescovo Trevisi, la comunità slovena e 10 frati dell’Immacolata

Francesco Bercic
La festa della Madonna della Salute negli anni passati. Foto Lasorte
La festa della Madonna della Salute negli anni passati. Foto Lasorte

Anche una festa impregnata di religiosità ha bisogno dello sforzo dell’uomo per riuscire al meglio. I numeri non trasmettono il legame profondo che unisce la Madonna della Salute a Trieste, invece di quello sforzo umano dicono moltissimo: per celebrare degnamente la festa di giovedì 21 novembre sono state predisposte circa 20 mila candele e 1.600 calendari recanti l’effige mariana, cui si aggiunge l’impegno di almeno 40 volontari e di una decina di frati francescani dell’Immacolata giunti in gran parte da Roma.

Perché in fondo la Madonna della Salute è una festa della città, oltreché dei cattolici e dei fedeli della parrocchia di Santa Maria Maggiore. Perciò necessita di una applicazione corale, capace di creare quella cornice che molti portano impressa nella memoria quale uno dei momenti di più intenso legame comunitario. Il programma in gran parte si conosce, ripetendosi immutato dall’Ottocento, secolo in cui si verificò il noto «fatto miracoloso»: la tradizione racconta che la città fu salvata dall’epidemia di colera in seguito alla processione dedicata alla Madonna dei Fiori.

Oggi, 20 novembre, dopo la messa serale con omelia dedicata alla Beata Vergine, è previsto un «momento di meditazione musicale», a cura della Società polifonica di Santa Maria Maggiore. E giovedì, alle 6.30 del mattino, iniziano le undici messe che scandiranno la giornata (di cui una celebrata dal vescovo Trevisi alle 11 e un’altra officiata dalla comunità slovena alle 16), accompagnate dal pellegrinaggio dei fedeli lungo la scalinata che conduce alla chiesa. Al termine la benedizione della città dal sagrato.

«È un momento molto importante per tutta Trieste e anche per i dintorni», riflette padre Stefano Miotto, che parla di un «forte richiamo» esercitato dalla festa fin dalla sua nascita nel 1849. I preparativi verranno affinati in queste ore da Miotto e da tutta la comunità di Santa Maria Maggiore, che attende il 21 novembre quale perno del suo calendario liturgico. Come sempre, molto dipenderà dalle condizioni meteo e da altri fattori contingenti, che contribuiranno a rendere «unica» la festa di quest’anno.

Una novità si conosce già e ha a che fare con gli interventi di restauro che da alcuni anni proseguono all’interno della chiesa di via del Collegio. In tempo per la festa di domani, è stato liberato l’accesso lungo la navata sinistra, che ospitava fino a qualche giorno fa il cantiere per il ripristino del battistero. Lavori che sono costati circa 55 mila euro e sono stati possibili grazie a una «cospicua donazione» di un privato alla comunità (i fondi restanti sono della parrocchia).

Prima di questo intervento c’era stato il restauro della Cappella del Crocifisso (ultimato quattro anni fa) e della Cappella della Madonna della Salute (concluso due anni fa). La parrocchia procede quindi per fasi distinte, avanzando di volta in volta sulla base dei fondi a disposizione. Con il battistero restaurato e l’accesso di nuovo liberato, la chiesa di Santa Maria Maggiore si può dire pronta per domani. Previsto, come ogni anno, il passaggio di autorità istituzionali. Anche se il contributo più grande arriverà dai tanti triestini, fedeli e non, che saliranno la scalinata e accenderanno silenziosamente la loro candela. —

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