Artigiani, la Cna triestina cambia pelle

Ok alla liquidazione dall’assemblea: diventerà una struttura “zonale” non più a livello provinciale bensì regionale
Massimo Greco



Ma Scomparini non scomparirà dalla vista di artigiani e dipendenti: Cna Trieste viene assorbita da Cna Fvg, senza lasciare la prestigiosa sede di palazzo Scuglievich in piazza Venezia, decorata da due affreschi del maestro Eugenio. Da lunedì 5 la vita prosegue con la denominazione diversa, ma con lo stesso numero di addetti e con gli stessi servizi.

L’assemblea, tenutasi ieri pomeriggio al Savoia, ha preso atto di un processo avviato ormai da un paio di anni e ha votato la liquidazione dell’associazione, operazione che sarà seguita dal presidente uscente Giancarlo Carena, alla guida dell’associazione dal 2015. Inizia ora una procedura che “traghetterà” l’organizzazione verso il nuovo assetto regionale: ci sarà un’ulteriore assemblea a fine luglio, che trasformerà l’ex struttura territoriale in un organismo “zonale”. In autunno le elezioni a livello regionale definiranno l’organigramma di una Cna carrozzata a livello quadriprovinciale.

Alla base di questa situazione il regolamento nazionale della Cna, che prevede il rispetto di alcuni parametri per rimanere sede provinciale. Tra questi il numero degli associati, il fatturato dei servizi, gli “allineamenti” con l’Inps. Trieste non riusciva a soddisfare tutte le condizioni richieste, quindi è scattata la fase aggregativa che aggiungerà il capoluogo alla già esistente “cordata” di Udine, Pordenone, Gorizia.

Carena non appare dispiaciuto da questo esito, che dopo 43 anni di attività - Cna Trieste sorse nel 1978 - vede l’assorbimento nel più vasto perimetro regionale: «Da dimensioni organizzative e territoriali di maggiore ampiezza - commenta il presidente - Cna ha solo da guadagnare. Trieste non avrà motivo di soffrire, è ora di salutare i vecchi campanilismi».

Nel contenitore regionale Cna Trieste conferisce 460 aziende che - stima Carena - danno lavoro a circa 2000 persone, di cui un terzo afferenti al mondo della cooperazione sociale. «Il Covid - prosegue - si è fatto sentire soprattutto sui servizi alla persona, sull’autotrasporto, sui pubblici esercizi. I bonus fiscali hanno invece giovato agli edili e agli impiantisti, che insieme rappresentano più del 10% delle imprese iscritte».

All’assemblea di ieri è intervenuto Roberto Cosolini, che ha diretto Cna Trieste nel ventennio 1983-2003, prima di dedicarsi all’impegno politico-amministrativo: «Credo che Cna abbia segnato una maniera moderna di impostare la vita associativa. Le reti tra imprese, come i consorzi edili e quelli degli autotrasportatori. Il dinamismo nel cogliere certe opportunità, come i fondi Ue. Le iniziative pubbliche per promuovere i prodotti dell’enogastronomia locale».

Paolo Feltrin, già docente nell’Università di Trieste, è convinto a sua volta che «le piccole repubbliche appartengano al passato, per cui quello che oggi succede a Cna Trieste non è dissimile a quanto è accaduto a livello regionale a Confindustria, alla Cisl, al mondo bancario». «Le associazioni di categoria - ragiona lo studioso - hanno un doppio problema, garantire una presenza capillare e ridurre i costi. La presenza sul territorio non va tradotta nel numero di sedi aperte, ma come capacità di qualificare e ampliare l’offerta di servizi». —



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