Arvedi: «Così eliminerò l’inquinamento della cokeria»

«La cokeria della Ferriera non inquinerà». Mentre sono tornati a crescere timori e proteste degli abitanti e delle associazioni ambientaliste, il cavalier Giovanni Arvedi, presidente dell’omonimo gruppo che attraverso Siderurgica Triestina ha acquistato lo stabilimento servolano, ha voluto venire a Trieste per rassicurare personalmente la presidente della Regione Debora Serracchiani e attraverso di lei i cittadini. «La cokeria non deve inquinare e non inquinerà - ha ripetuto Arvedi - Per noi è una assoluta priorità, sul piano etico e sul piano morale. Adotteremo tecnologie di assoluta avanguardia, impianti eccezionali in grado di abbattere tutte le emissioni». «Ho l'ambizione di essere il primo al mondo - aveva annunciato il presidente nell’intervista rilasciata tre settimane fa al Piccolo a Cremona - che adotterà un sistema in grado di aspirare tutti i fumi della cokeria. È un nostro progetto studiato da ingegneri liguri che sulla carta funziona perfettamente. Non dubito che funzionerà anche in pratica, lo adotteremo a Servola e sarà il progetto pilota per estenderlo poi anche all'Ilva di Taranto (stabilimento sul quale Arvedi ha avanzato una manifestazione di interesse, anche se non potrà effettuare l’operazione da solo, ndr.).
«Abbiamo deciso di venire a Trieste alla sola condizione di non inquinare. La nostra priorità è la salute dei cittadini. L'uomo oggi è in grado, grazie alle tecnologie, di risolvere i problemi che crea. Anche quelli legati alla presenza della cokeria. Si tratta solo di investire le risorse adeguate. Ed è quello che stiamo facendo», ha spiegato il presidente, sostenendo che il gruppo già a Cremona (dove ha i propri principali stabilimenti tra cui l’acciaieria) ha dimostrato che l'inquinamento può essere pari a zero». Sul fronte ambientale il gruppo siderurgico lombardo, che assicura che a Servola agirà spinto dalla stessa filosofia e dalla stessa impostazione etica con cui opera a Cremona, arriverà tra breve a completare la spesa di una trentina di milioni mentre l’impegno finanziario complessivo pianificato è di 187 milioni di euro.
Un progetto che il cavalier Arvedi ha definito «costoso ma vincente», che prevede innanzitutto di garantire la sostenibilità ambientale della cokeria, prima di mettere in funzione il laminatoio e riavviare la produzione della ghisa. Secondo l’industriale cremonese la cokeria «è il cuore del ciclo integrale» e, risanata, permeterrà all’intera area a caldo di restare in funzione di modo che, affancandole il laminatoio a freddo e il polo logistico, l’occupazione potrà crescere fino a 700-800 dipendenti. «A Servola adotteremo le soluzioni migliori - ha promesso Arvedi - Dopo di che avremo l'orgoglio e la soddisfazione di aprire le porte dello stabilimento e di dimostrare quanto abbiamo fatto», ha detto, annunciando un “open day” prima dell'estate, evidentemente differendolo un po’ rispetto alla data di marzo prospettata a Cremona.
«L'incontro è stato particolarmente importante. Abbiamo avuto le rassicurazioni che sapevamo di poter avere dopo la firma dell'Accordo di programma», ha sottolineato con soddisfazione la presidente Serracchiani. «Si può produrre in quel sito - ha aggiunto - soltanto se si dà la garanzia ai cittadini e ai lavoratori di non inquinare. L'impegno che si è preso il cavalier Arvedi è fondamentale: la cokeria potrà lavorare soltanto se sarà “pulita”. Ciò sarà garantito da un impianto modernissimo, che prevede l'eliminazione delle emissioni e dei fumi», ha commentato con soddisfazione Serracchiani, evidenziando come «tutto procede come previsto nell'Accordo di programma, che ha messo al primo posto la salute dei cittadini e dei lavoratori».
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