Ascensore al Castello, ipotesi referendum

Costi sempre più alti per la realizzazione dell’ascensore al Castello? Adesso c’è chi invoca un referendum per individuare una via d’uscita. Continuare? Abbandonare tutto? E cosa fare per uscirne, possibilmente, non con le ossa rotte?
Ad indicare questa strada è il Movimento Cinque Stelle, attraverso la capogruppo in Consiglio comunale Manuela Botteghi. Ha letto con attenzione il nostro servizio di ieri in cui si evidenziava come i maggiori costi sostenuti rispetto all’importo originario fossero di 2.237.000 euro, pari al 28%. «Intanto, mi viene da dire che a Gorizia non siamo in grado di gestire opere complesse, vedi tutte le traversie che dovette subire la 56 bis. Riguardo all’ascensore, alla fine della fiera, bisognerà comunque individuare le responsabilità politiche e non è nemmeno difficile puntare il dito sulle giunte Valenti, Brancati e Romoli. Qualche responsabilità ci sarà anche a livello tecnico. Quello che è chiaro è che i costi sono schizzati all’insù e, arrivati a questo punto, bisognerebbe iniziare a interrogarsi sull’utilità dell’opera. E l’unica maniera possibile è quella di coinvolgere i cittadini attraverso una consultazione referendaria».
Non va per il sottile nemmeno Emanuele Traini, consigliere comunale della Federazione della Sinistra. Considera l’impianto di risalita «l’ennesimo spreco di denaro pubblico». «Chiesi, già nella notte dei tempi, al sindaco Romoli la convocazione di una commissione per riconvertire le spesa dell’ascensore nel recupero di piazza Vittoria. Si sarebbe potuto rimetterla in sesto, così come le zone limitrofe. La risposta? La mia proposta non venne nemmeno presa in considerazione. Ma vogliamo renderci conto che l’ascensore è una cattedrale nel deserto? Che costituisce una spesa inutile? Inoltre, l’amministrazione comunale non ha mai chiarito i costi di gestione dell’impianto di risalita. Sarebbe utile parlare anche di questo argomento».
Qualche tempo fa, parlando di costi triplicati, intervenne anche Giuseppe Cingolani, capogruppo del Pd. «Ogni tre anni vediamo nuove palate di milioni finire dentro quello che sembra un pozzo senza fondo - disse allora -. E l’odissea non è finita, per cui è possibile che i costi lievitino ancora. Da quanto mi riferiscono gli uffici risulta ancora inesistente un preventivo che quantifichi le spese complessive di gestione, comprese quelle per il personale, che dovrà certamente essere impiegato. L’impianto infatti, oltre a far riferimento a un responsabile tecnico esperto, dovrà essere costantemente monitorato, in modo da garantire il pronto intervento in caso di disfunzioni. Il Comune ha chiesto che gli ascensori siano inseriti nel piano del trasporto pubblico locale, per cui sarebbe la Regione a farsi carico dei costi di gestione, ma per ora su questo non v’è certezza».
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