Bambini tolti ai genitori, “giuste le cure”

«Se nell’anamnesi ospedaliera compare un’ipotesi di sindrome di Munchausen, le argomentazioni svolte hanno dato una sostanziale smentita di questa ipotesi».
È una delle conclusioni (indiscutibilmente rilevante) cui è arrivato il professore Andrea Gentilomo, super-perito nominato dal Tribunale per i minorenni di Trieste. La sua consulenza riguarda il complicato caso dei due bambini goriziani tolti ai genitori per «eccesso di cure».
A dare notizia di questo sviluppo sono i genitori, felici di apprendere che un importante esperto, non nominato da loro ma dalla “controparte”, finisce con il dar loro ragione. Ecco un altro passaggio importante della perizia che si sviluppa in cinquantadue pagine di fitta cronistoria e relative conclusioni.
«L’oggetto primario della consulenza - si legge nella documentazione messa a disposizione dei genitori - era stabilire se vi fosse patologia (e quale) e se i trattamenti effettuati nel corso degli anni fossero coerenti con quella. Ebbene: ritengo che sia emerso chiaramente che i due bambini presentano forme patologiche e che i trattamenti eseguiti nel corso degli anni furono coerenti con quelle, così da specificare in termini non univoci che le cure attuate avevano, effettivamente, una base razionale».
Conclusioni che, secondo i genitori tutelati dagli avvocati Catia Pichierri e Paolo Camporini del Foro di Como, non abbisognano di particolari interpretazioni. «Crediamo siano emersi importanti elementi di chiarezza su questa vicenda: in primis viene smontata l’ipotesi di iper-cure e di sindrome di Munchausen - sottolineano all’unisono il padre e la madre -. E ad arrivare a queste conclusioni è il consulente, un luminare, del Tribunale dei minori in una perizia non è stata effettuata in quattro e quattr’otto ma che ha portato via quattordici mesi di lavoro, analisi, approfondimenti».
I genitori, assieme ai due avvocati, ancora non hanno delineato la futura strategia ma è chiaro che le risultanze di questa consulenza finiranno con il dare ulteriore slancio all’azione di difesa. Nelle loro parole prevale, comunque, il realismo e la preoccupazione per gli effetti, sui loro figli, di questo prolungato allontanamento.
«Una cosa va detta. La Procura della Repubblica non si ferma e ci ha appena inviato un avviso di proroga delle indagini per altri sei mesi. Pertanto, ci aspetta una battaglia lunga e difficile», sottolineano ancora i genitori che si accingono a passare il secondo Natale lontano dai loro figli.
In ultimo, ricapitoliamo la vicenda. «Per eccesso di cure - disse il legale che tutelò la famiglia sino a qualche mese fa - hanno tolto loro i figli per “maltrattamento”, che non significa percosse, ingiurie, abusi, ma per troppe cure, per una patologia che la Procura però non riconosce e che il Tribunale dei Minori ha deciso di accertare ora tramite una perizia tecnica. Cure prescritte dagli specialisti delle strutture pubbliche che li avevano in carico ed erogate direttamente dall’ospedale e che peraltro continuano ad essere somministrate ai due piccini nella stessa misura e con le medesime modalità di quando si trovavano nella tranquillità di casa propria».
«Da novembre 2015, i due fratellini, la cui patologia è stata certificata da strutture sanitarie di eccellenza come il Besta di Milano e il Centro Regionale per le Malattie Rare, vivono in una casa famiglia, in un’altra regione per di più, lontani dagli affetti dei loro genitori e privati degli insegnanti di sostegno, che potevano garantire loro il mantenimento, se non l’accrescimento, delle competenze fino ad allora ottenute».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo