Barca incagliata a Porto Buso chiesti danni per 4 mila euro

Una notaio triestino con la famiglia si blocca su una secca in mezzo al canale  e il motore resta gravemente danneggiato: denuncia inviata alla Regione
Giulio Garau

Giulio Garau / GRADO

Si incaglia con il motoscafo che pesca ottanta centimetri su una secca non segnalata nel mezzo del canale navigabile nella laguna di Grado e Marano, chiede il risarcimento dei danni per la rottura del motore entro-fuoribordo e denuncia l’omissione del dragaggio del canale. «Un canale che, in certe condizioni di marea, raggiunge la profondità di quaranta centimetri non è un canale navigabile e per la sicurezza deve essere interdetta qualsiasi navigazione salvo un continuo e ininterrotto monitoraggio dei fondali e dei dragaggi quantomeno annuali» recita la denuncia. Nell’incaglio il motore ha probabilmente aspirato fango e sabbia e si è danneggiato in maniera seria: 4 mila euro i danni stimati dal cantiere dove la barca è stata trainata.

È successo domenica 9 maggio scorso e la protagonista è una notaio di Trieste, Anna Zampar, che era a bordo del suo motoscafo, un invictus CX280 assieme al compagno e altri due familiari. La denuncia è circostanziata, è stata inviata alla Regione (che per la legge 265 del 2001 è responsabile delle vie d’acqua interne dela laguna di Grado e Marano) ma anche a tutti i sindaci del comprensorio e pure alla Capitaneria che ha chiesto a Zampar di presentare una denuncia dettagliata. Ed è molto probabile, perchè c’è un’assicurazione ad hoc, che il danno venga risarcito, come avveniva tanti anni fa con il Consorzio industriale di Monfalcone che era responsabile dell’Idrovia Litoranea Veneta.

Ma c’è un problema molto serio di mezzo, un tempo il Consorzio procedeva a regolari e costanti dragaggi e, se qualche imbarcazione (soprattutto i pescherecci), si incagliava c’era l’assicurazione che risarciva. Ma cosa accadrà oggi visto che i dragaggi in laguna sono fermi (c’è la costante spada di Damocle della Procura della repubblica di Gorizia pronta a intervenire dopo i dragaggi per i fanghi da smaltire), la Regione è da tempo bloccata per gli escavi e si rischiano casi di incaglio nei canali della laguna ormai insabbiati? Quanto sarà disposta a rispondere l’assicurazione per tutti i casi denunciati visto che non si draga? Il tema è complesso e non investe solo il Friuli Venezia Giulia: in Italia fare i dragaggi è diventata un’impresa quasi impossibile.

Torniamo alla vicenda del incaglio. Sono le 17 di domenica 9 marzo, il motoscafo della notaio Zampar (così dichiara nella denuncia) sta percorrendo a lenta velocità «come prescritto dalle norme della navigazione») l’idrovia proveniente da Marano in direzione di Grado nel canale tra Marano e San Giorgio di Nogaro. A livello del secondo trivio (Marano-Lignano-Nogaro), ovvero nella zona di Porto Buso, ecco che la barca mentre percorre il tratto delimitato dalle briccole bianco-rosse e bianco-verdi si blocca improvvisamente su una secca. La profondità passa improvvisamente da un metro a quaranta centimetri. Il motore si spegne e devono passare quaranta minuti prima che riprenda vita. E dire che la stessa Notaio con il compagno aveva notato l’incaglio di un piccolo gozzo all’interno del canale. Nonostante la decisione di navigare proprio in mezzo, dove l’acqua dovrebbe essere più profonda, l’incaglio si è verificato ugualmente. Il giorno dopo il trasporto assistito con un traino del motoscafo, perchè il motore si era spento, in un marina e la diagnosi del danno: 4 mila euro. —

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