Battaglia legale sulle multe croate fantasma

Non sarà una raffica di multe ingiuste a lunga gittata da Fiume a Trieste e oltre (contestabili e probabilmente neutralizzabili, come vedremo, rispedendo al mittente una raccomandata, anche in italiano) a far traballare gli equilibri internazionali. In piena emergenza profughi il solo scriverne sarebbe irriverente. Resta il fatto che la recentissima storia dei decreti ingiuntivi per saldare il conto (maggiorato con varie penalità a 184 euro che dopo otto giorni diventano 250) di vecchi parcheggi a pagamento di Fiume - decreti fatti recapitare da un notaio di Pola nelle case di decine di ignari e innocenti automobilisti mai passati per Fiume nella circostanza contestata e che non sono soltanto triestini ma italiani in genere, e pure di altri paesi europei, a quanto si è saputo nelle ultime ore - è diventato a suo modo un piccolo caso diplomatico. Il console generale d’Italia a Fiume, Paolo Palminteri, è sceso infatti in campo personalmente per capirne di più, e persino l’Ambasciata italiana a Zagabria s’è messa appositamente in contatto con il ministero della Giustizia croato per assincerarsi della legittimità dei “solleciti” di pagamento.
La morale di tutte queste verifiche è la conferma, come avevano in parte intuito nei giorni scorsi le associazioni di tutela dei consumatori, che «non si tratta di una truffa ma di un disguido tecnico legato a penalità inserite nel contratto di sosta privata (banali errori di catalogazione delle targhe “colpevoli”, ndr) dal momento che il notaio e l’avvocato coinvolti nella vicenda (Ivan Kukucka e Marko Kuzmanovic, ndr) sono realmente iscritti ai rispettivi ordini professionali: l’apertura poi di un conto bancario ad hoc in Italia per il recupero di presunti crediti maturati in Croazia è una procedura contemplata dalle leggi croate». Parola dello stesso console Palminteri, che però fa pure sapere che mica la causa è persa. E che, per completezza di notizia, l’allarme potrebbe non essere privo di conseguenze per chi l’ha procurato, pur senza dolo, a quanto pare. A dimostrazione di quale sia il groviglio giuridico in cui ci si sta muovendo. Prima di tutto, «dalle informazioni in nostro possesso a Zagabria il notaio è soggetto a due procedimenti disciplinari presso il proprio ordine», e questo si dovrebbe ricollegare al fatto che «in base alle normative un notaio croato non potrebbe emettere decreti esecutivi (le ingiunzioni lo diventano passati otto giorni senza il saldo dei 184 euro e possono in teoria comportare il pignoramento di qualche bene, ndr) che finiscono al di fuori della propria circoscrizione di competenza. Dovrebbe sostenere e dimostrare la validità della ragione per cui non è stata seguita la procedura ordinaria che prevede che la società di gestione dei parcheggi (che si è rivolta ai professionisti coinvolti, ndr) compili un decreto secondo un modello Ue emesso dal Tribunale croato, che comporta tra l’altro un minor aggravio di spese».
Fatta però la “frittata”, come possono farne fronte i destinatari delle ingiunzioni? «Secondo gli stessi professionisti - precisa ancora Palminteri - potrebbe bastare una mail in cui si dichiara che, nel giorno e all’ora del presunto parcheggio non pagato, ci si trovava da tutt’altra parte. Il nostro consiglio è passare per le vie formali, spedendo una raccomandata con ricevuta di ritorno, se possibile entro otto giorni. In questo modo il decreto non diventa esecutivo e l’ultima parola, per l’archiviazione, viene demandata al Tribunale croato».
«Nelle ultime settimane - chiude il diplomatico italiano in carica a Fiume - siamo stati contattati per questo problema da decine di persone». E mica tutte triestine. Anzi. Anche in Friuli, ad esempio, hanno sollecitato l’intervento del Consolato generale d’Italia a Fiume perché a ricevere i simpatici “solleciti” di pagamento per parcheggi a Fiume, pur non essendoci passate nelle occasioni contestate con i loro veicoli aziendali, sono state anche alcune imprese affiliate alla Confapi Fvg, l’Associazione piccole e medie industrie del Friuli Venezia Giulia con quartier generale a Udine. Che, a proposito del «problema dell’indicazione del numero di targa di un veicolo che non è mai stato in Croazia», per bocca della direttrice Lucia Cristina Piu ritiene «opportuno presentare anche la denuncia alle autorità di polizia italiane».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo