Bengalesi e rievocatori in trincea

La prima guerra fu davvero mondiale e portò già oltre un secolo fa in Europa alcune migliaia di bengalesi. Soldati inquadrati nell’esercito britannico tra i reggimenti dell’impero indiano che furono impegnati anche a fianco dei francesi in Belgio, oltre che, per i bengalesi, nell’area mesopotamica. L’escursione di domenica alla trincea Joffre, nel Parco tematico della Grande guerra, organizzata dai Grigioverdi del Carso assieme alla neonata associazione bengalese Integriamoci per un gruppo di ragazzi originari del Paese asiatico ha permesso non solo di far comprendere cosa fu il conflitto per Monfalcone, ma di vederlo e leggerlo da due angolature diverse e complementari. «Stiamo lavorando ad altre iniziative con l’associazione, come una piccola mostra sui soldati bengalesi nella prima Guerra mondiale», ha spiegato il presidente dei Grigioverdi Andrea Ferletic, prima della partenza da piazza della Repubblica dei due gruppi, una trentinadi bengalesi, quattro monfalconesi e i figuranti.
I Grigioverdi hanno affiancato le spiegazioni storiche, sulle modalità costruttive delle trincee e le armi utilizzate dai fronti contrapposti con un esempio pratico sulle divise allora indossate, e per la prima volta in qualche modo “mimetiche” rispetto l’ambiente circostante, e le dotazioni dei soldati. «Qui siamo venuti in passeggiata», ha detto qualcuno dei bengalesi, comprendendo forse in pieno il senso delle fortificazioni che segnano il Carso alle spalle della città. Raggiunto l’ambito del Parco tematico, alla fine di salita Mocenigo, il gruppo s’è incamminato lungo la trincea Joffre, che, dedicata al generale Joseph Joffre fino alla tragica battaglia di Verdun (1916) a capo dell’esercito francese, dalla zona appena soprastante la linea ferroviaria raggiunge la Quota 98 con un tracciato lungo alcune centinaia di metri, scavati nella roccia con perforatrici e piccole cariche esplosive dall’Esercito italiano. «Anche per noi è stata importante la guerra di indipendenza dal Pakistan», aveva detto in precedenza uno dei bengalesi, venendo poi forse spiazzato dalla spiegazione della diversa storia del primo conflitto mondiale per la Venezia Giulia, parte dell’impero Austroungarico, i cui uomini furono inquadrati pressoché tutti nell’esercito nemico per l’Italia (tranne gli irredentisti che superate le linee s’erano uniti agli italiani, entrati a Monfalcone il 9 giugno del 1915). «La gente di qui combatteva per l’esercito austroungarico, anche se non su questo fronte – ha detto Ferletic –, e qualche parola di tedesco doveva saperla per comprendere gli ordini, anche se gli ufficiali inviati da Vienna erano incentivati a imparare la lingua dei soldati che dovevano condurre». La visita s’è conclusa nella Grotta Vergine, ritrovata durante lo scavo della trincea, permettendo alle truppe italiane di creare un ottimo riparo contro i colpi di cannone avversari. Entrati in contatto attraverso una volontaria monfalconese di un’associazione ambientalista, i due sodalizi intendono dar seguito all’iniziativa. Integriamoci, senza legami con la religione o la politica creata da persone radicate da tempo in città e in gran parte giovani, ha confermato di voler favorire l’integrazione e migliorare la vita quotidiana, lavorando in rete con altre associazioni.
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