Benzinai alle corde, dimezzati gli affari

La situazione è drammatica. Non solo a causa delle “trasferte” dei monfalconesi in Slovenia che, pur a fronte di un sostanziale livellamento dei prezzi della benzina, tendono comunque a recarsi oltreconfine approfittando peraltro dell’acquisto di sigarette e della carne. Il problema riguarda anche le aziende che in città hanno “trasferito” i loro rifornimenti di gasolio. Il prezzo sloveno rimane concorrenziale.
Calo d’affari
del 45-50%
Il calo del giro di affari si fa purtroppo sentire: si parla di una flessione tra il 45 ed il 50%. Gli impianti non rendono e le compagnie provvedono a far chiudere i battenti. A Monfalcone rischia la cessazione dell’attività un distributore situato nella zona del centro. A Ronchi dei Legionari altra possibile chiusura. Intanto si fanno avanti le nuove gestioni: si tratta di due impianti Ip, uno in via Grado, chiuso nel mese di luglio, che, con tanto di avvisi, annuncia la riapertura il primo ottobre. Nuova gestione a breve anche in via Boito.
Resta il fatto che i distributori di carburante, ridotti a una decina in città, sono costretti a ragionare in centesimi con i margini di guadagno. Sono un sogno lontano i “pieni” di una volta. I monfalconesi non spendono più di 10 euro per la benzina, è quasi raro arrivare ai 20 euro.
C’è addirittura chi si limita ai 3 euro necessari solo per gli spostamenti di lavoro. E chi, ancora, paga 5 euro con il bancomat per poi andare oltreconfine a rifornirsi.
Il presidente
di categoria
«La situazione è grave - osserva Roberto Ponzali, presidente provinciale della Figiis aderente ad Ascom-Confcommercio Imprese per l’Italia -. Tutte le bandiere navigano nelle stesse acque. Qualcuno è più concorrenziale, alcuni arrivano a praticare prezzi anche minori rispetto alla Slovenia. Il problema di fondo è che non ci sono soldi, le famiglie sono in crisi e spendono il meno possibile. A Gorizia gestisco due impianti riuscendo a spuntare 20 millesimi di euro in meno rispetto ai prezzi oltreconfine. Ma la concorrenza resta pesante, anche con la “regionale”».
Gli impianti
chiudono
Il rappresentante della categoria fornisce alcuni dati significativi: nella provincia di Gorizia quest’anno hanno chiuso 4 impianti, nella provincia di Trieste altri 3 e nel Monfalconese, tra la città dei cantieri e Ronchi, si profilano due chiusure. «Per tentare di fronteggiare la situazione - aggiunge Ponzali - intendiamo chiedere i prezzi amministrati, stabiliti dallo Stato per livellare il mercato. Abbiamo chiesto anche alla Regione che ci venga incontro con gli sconti: basterebbero 30 centesimi anzichè 21, quantomeno per mantenere gli acquisti sul territorio».
Benzinai
col fiatone
I benzinai lavorano col fiatone. Al distributore Agip dell’Anconetta, tra via San Polo e via Primo Maggio, presente da 42 anni, il calo di lavoro raggiunge il 40%: la media di vendita giornaliera per la benzina oscilla tra i mille e i 1800 litri, mentre per il gasolio tra i 600 e i 900 litri. «Ormai tra il prezzo della regionale e quello sloveno siamo pari, tra 1,557 e 1,559 euro al litro - spiega Antonio -. Il divario si amplia con il gasolio, dove si arriva a una differenza di 20 centesimi al litro. Le ditte, specie quelle di una certa entità, se ne vanno in Slovenia. Ma sono molti quelli che ne approfittano per fare la benzina oltreconfine e comperare anche le sigarette, la carne. Il problema è che i soldi non restano sul territorio e l’economia non gira». Non cambiano le cose per i fratelli Mininel, in via Primo Maggio. «Abbiamo registrato un calo di lavoro che ha raggiunto il 40% - racconta Mauro Mininel -. Quando siamo di turno nel fine settimana vendiamo si e no 4mila litri di carburante, quello che un tempo vendevi in un giorno. Con il gasolio abbiamo perso quasi tutto, siamo a una media giornaliera di 500 litri di vendita. La forbice è troppo larga rispetto alla Slovenia. Con la benzina siamo intorno ai 1500 litri. La gente ormai è molto attenta al risparmio, guarda ai centesimi. Si sono consumate riunioni - conclude - per chiedere l’aumento dello sconto con le tessere regionali. Abbiamo anche inoltrato una petizione a Roma per la riduzione delle accise, ma non c’è stata risposta».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo