Biloslavo su guerra e rifugiati «L’integrazione è necessaria»

NS. «Mia nonna era di Cormons, e si trovò a dover fuggire verso il Piave durante la ritirata di Caporetto: sono stati i suoi racconti su quella tragedia il mio primo impatto con la guerra». A...

NS. «Mia nonna era di Cormons, e si trovò a dover fuggire verso il Piave durante la ritirata di Caporetto: sono stati i suoi racconti su quella tragedia il mio primo impatto con la guerra». A raccontarlo in una conferenza in sala civica ed organizzata dal comitato CambiAmo Cormons è stato Fausto Biloslavo, inviato di guerra del Giornale e di Mediaset. Uno dei giornalisti italiani più noti per l’impegno sul campo nel racconto in diretta dei fatti bellici: e la sua presenza a Cormons per parlare della sua ultima fatica letteraria "Gli occhi della guerra" ha visto uno scambio di opinioni con il pubblico che al termine dell’incontro moderato da Ettore Ribaudo ha fatto molte domande. Nella prima parte Biloslavo ha proiettato immagini delle sue esperienze sui teatri di guerra: dall'Afghanistan alla Libia passando per l'Iraq, il giornalista triestino ha visto con i propri occhi la guerra in tutte le sue tragiche sfaccettature. «In Afghanistan - ha raccontato - venni catturato dall'allora esercito sovietico ed imprigionato per sette mesi. Quando mi liberarono, cercarono di farmi fuori sparandomi con un carro armato: per mesi rimasi in condizioni critiche». Biloslavo ha anche raccontato di aver subito delle censure: «Il Ministero della Difesa riuscì a bloccare delle immagini di un mio pezzo perché ritraevano un soldato italiano morto. Avrebbe scosso troppo l'opinione pubblica, ma credo che fosse giusto documentare per chi come me si trovava lì». Biloslavo ha infine parlato di immigrazione: «Dobbiamo favorire l'integrazione in tutti i modi possibili, non c'è altra scelta - ha detto - altrimenti si rischia uno scontro epocale tra culture: il problema è che purtroppo una parte minoritaria del mondo musulmano immigrato non ha alcuna intenzione di integrarsi. Alla domanda "vuoi integrarti con lo stile di vita e culturale italiano" il 90% di chi ha risposto ha detto di si, ma il restante 10 % ha detto no. Considerando che ci sono un milione e mezzo di musulmani in Italia, significa che ci sono 150mila persone che vivono da noi senza alcuna intenzione di aderire al nostro sistema». (m.f.)

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