Bimbo morto dopo la broncoscopia Prescrizione, nessun colpevole

Reato prescritto. Nessun colpevole per la morte del piccolo Riccardo Senica, il bambino di 14 mesi rimasto vittima al Burlo di una tragica broncoscopia. La sentenza è stata pronunciata dal giudice Laura Barresi che dichiarato il non luogo a procedere nei confronti dell’endoscopista Patrizia Tamburini, 65 anni e dell’anestesista Patrizia Vallon, 58 anni. I termini per la prescrizione - come ha fatto notare nell’udienza l’avvocato Giovanni Borgna, difensore di Tamburini - erano scaduti lo scorso marzo. Un paradosso se si pensa che la richiesta di rinvio a giudizio del pm Maddalena Chergia porta la data del 19 giugno, dunque un mese e mezzo dopo la linea temporale della prescrizione. E che dopo l’incidente probatorio del 10 ottobre 2012 il pm non ha ritenuto di disporre alcun atto che interrompesse i termini della prescrizione. In aula erano presenti gli avvocati Riccardo Cattarini, difensore di Patrizia Vallon, e Ferdinando Ambrosiano che assiste la famiglia del piccolo Riccardo.
«Posso solo dire che mio figlio è entrato alle 15 di sabato al Burlo per un controllo e non è più uscito». Queste parole secche e disperate erano state pronunciate dalla mamma di Riccardo. Tutto era accaduto a partire dal 15 febbraio 2007, un sabato pomeriggio. Quel giorno il piccolo Riccardo e il suo fratello gemello avevano mangiato la carne a pranzo. Carne che, secondo quanto avevano riferito i familiari ai sanitari, era stata tritata e sminuzzata come si fa di solito con i bambini di quell’età. Riccardo, descritto come un bimbo vivace e particolarmente sveglio, aveva mangiato un boccone e un piccolo pezzo di carne gli era andato di traverso. Il bambino aveva tossito più volte ma il pezzettino di carne, anziché essere espulso dalla bocca era sceso lungo le vie respiratorie superando faringe e trachea e arrivando fino a incastrarsi nei bronchi. Era seguito l’intervento chirurgico, effettuato una ventina di ore dopo l’ingresso all'ospedale infantile di via dell'Istria. Poi, durante l’intervento, il piccolo Riccardo era morto per arresto cardiocircolatorio, così era scritto nel referto. La broncoscopia consente di osservare direttamente la laringe, la trachea e i bronchi. È effettuata da uno specialista, solitamente uno pneumologo particolarmente esperto anche se al Burlo è di competenza di un otorino. Tradizionalmente la metodica viene utilizzata per la diagnosi delle neoplasie polmonari, ma di recente anche per le malattie ostruttive bronchiali. Insomma un intervento di routine.
«È giusto che vengano accertate le responsabilità. Non accusiamo nessuno chiediamo solo chiarezza», aveva detto la nonna di Riccardo dopo la morte del piccolo. La prescrizione ha cancellato tutto. Rimane la causa civile.
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