Blitz di Janša, “ridisegnato” il governo

TRIESTE. Al premier sloveno Janez Janša piace la guerra lampo. Così, senza interpellare i suoi partner di coalizione ha messo a segno un mega rimpasto di governo. Innanzitutto ha avocato a sè il ministero delle finanze lasciato vuoto dal dimissionario Janez Šušterši› (Lista nazionale) e ha nominato il già ministro delle infrastrutture, Zvonko ‹erna› anche ministro della Giustizia e della Funzione pubblica dopo la “dipartita di Senko Pli›ani› anche lui della Lista nazionale uscita dall’esecutivo. Ma il sisma più “devastante” è avvenuto tra i sottosegretari dei sumenzionati dicasteri i quali, di fatto, li guideranno in assenza di ministri delegati veri e propri. Così alle Finanze i nuovi sottosegretari sono Andrej Šircelj e Marko Poga›nik, entrambi fedelissimi di Janša mentre alla Giustizia la nomina riguarda Mojca Kucler Dolinar già ministro dell’Istruzione nel precedente governo a guida Janša. Quest’ultima però è iscritta a Nuova Slovenia (Nsi) ed essendo state fatte le nomine di punto in bianco senza una previa consultazione con i partner di governo ancora non si sa se questa sarà considerata in quota Nsi oppure Sds (partito democratico del premier). Ma la guerra lampo del premier non si ferma qui. Il governo da lui guidato, infatti, non ha approvato il memorandum relativo all’arbitrato internazionale con la Croazia sui confini di Stato (leggi golfo di Pirano) e lo ha rispedito in Parlamento che sarà chiamato ad approvarlo in seduta segreta (il documento infatti è top secret) già domani. La decisione è stata motivata dallo stesso Janša il quale ha affermato che il memorandum non corrisponde a quanto deciso con una maggioranza dei due terzi dal Parlamento nella seduta del 18 febbraio 2009. In quella data, infatti, la Camera di Stato hanno respinto i tentativi della Croazia di violare l’integrità territoriale della Slovenia sulla sponda sinistra del Dragonia, sulla riva sinistra del fiume Mura nei pressi di Hotiz, di chiudere l’accesso alle acque internazionali nel golfo di Pirano e il tentativo di estendere la propria giurisdizione sull’intero golfo. Per questo motivo sul memorandum, ha sostenuto Janša, deve esprimersi il Parlamento e non il governo. Parlamento che dovrà scegliere tra il documento elaborato dalla commissione di super esperti e già licenziato dalla commissione Esteri, o su una nuova opzione. Quella a cui si riferisce Janša, secondo indiscrezioni, sarebbe quella proposta dall’Istituto 25 giugno, ossia l’estensione del territorio sloveno fino alla penisola di Salvore facendo così riferimento non ai confini della ex Jugoslavia ma a quelli dell’Impero austro-ungarico nel 1918 al momento della sua caduta. Dunque Janša non si arrende e vuole giocarsi fino in fondo le sue mire espansionistiche.
Il ministro degli Esteri, Karl Erjavec (pensionati) che ha già annunciato le sue dimissioni il prossimo 22 febbraio e che da sempre è un fermo difensore del documento elaborato dai super esperti, si è chiuso in un rumoroso silenzio. A protestare invece è la presidente di Slovenia positiva (Ps) principale partito di opposizione e con il maggior numero di deputati al Parlamento, Alenka Bratušek. «Janša gioca con i destini della Slovenia - ha detto - perché non fa quello che, come premier dovrebbe fare, inviare cioè quanto prima il memorandum alla Corte internazionale dell’Aja». Critico anche il capogruppo in Parlamento dei socialdemocratici (Sd), Janko Veber il quale ha sostenuto che il governo deve rispettare la procedura, confermare il memorandum e poi spedirlo al Parlamento. «Tutto il resto è solo sfruttamento politico della situazione». Una situazione complicata visto che con la Croazia è ancora aperto il nodo Ljubljanska Banka che di fatto determina il veto di Lubiana all’adesione di Zagabria all’Ue.
ManzinMauro
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