Boschi: verità per Giulio Regeni, l'Italia non si fermerà

ROMA. Sul caso di Giulio Regeni "l’Italia non si fermerà se non di fronte alla verità e ci auguriamo che tutto il Parlamento possa lavorare per raggiungere questo obiettivo». Lo ha detto il ministro per i Rapporti col Parlamento Maria Elena Boschi, rispondendo in aula alla Camera a un’interrogazione di Sinistra italiana sulla morte del ricercatore originario di Fiumicello.
Boschi ha ricordato che "fin dall’inizio il governo si è impegnato, Renzi ieri (mercoledì 30 marzo) ha ribadito che ci fermeremo solo quando troveremo la verità. Il governo ha costantemente dimostrato di non accontentarsi di verità di comodo, decisamente offensive per la famiglia e per tutto il Paese. Chiediamo all’Egitto di individuare e punire secondo la legge chi ha barbaramente ucciso Giulio Regeni, lo dobbiamo alla famiglia e a tutto il popolo italiano", ha aggiunto Boschi.
Il ministro ha ribadito che "la procura di Roma sta lavorando sul caso, il governo ha preteso e ottenuto di avere accesso alle indagini in una dinamica che ci ha permesso di respingere ogni tentativo di ipotesi surreali e tendenziose. Noi vogliamo tutta la verità".
Infine, ha detto Boschi, l'Italia auspica che "sia confermata" la visita degli investigatori egiziani a Roma, prevista il 5 aprile. "Il governo ha preteso e ottenuto di aver accesso alle indagini in questi mesi, in una dinamica di collaborazione istituzionale che ci ha permesso di respingere ogni tentativo di alimentare ipotesi surreali e tendenziose», ha sottolineato Boschi.
Per il ministro «sarà fondamentale che tale cooperazione consenta ai nostri magistrati e investigatori di essere messi nelle condizioni di fare chiarezza, di chiarire ciò che è avvenuto davvero punendo i reali responsabili". Boschi ha aggiunto che "il governo attraverso il ministro Gentiloni ha già dichiarato di essere disponibile a venire a riferire in parlamento. Ovviamente dobbiamo verificare lo stato della collaborazione tra gli inquirenti, anche per verificare nuove iniziative diplomatiche che potrebbero essere assunte".
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