Renzi su Regeni: governo pronto a sanzioni contro il Cairo

«Il dolore della famiglia è anche quello dell’Italia. Non ci accontenteremo di verità di comodo». I nostri investigatori attendono ancora video e tabulati
Italian Foreign Minsiter Paolo Gentiloni speaks during a press conference with his Iranian counterpart Mohammad Javad Zarif (not pictured) in Tehran, Iran, 28 February 2015. Reports state Zarif said there was good progress in nuclear talks with the West, adding that negotiations are approaching 'sensitive stages'. ANSA/ABEDIN TAHERKENAREH
Italian Foreign Minsiter Paolo Gentiloni speaks during a press conference with his Iranian counterpart Mohammad Javad Zarif (not pictured) in Tehran, Iran, 28 February 2015. Reports state Zarif said there was good progress in nuclear talks with the West, adding that negotiations are approaching 'sensitive stages'. ANSA/ABEDIN TAHERKENAREH

UDINE. Dopo la toccante conferenza stampa dei genitori di Giulio Regeni che hanno giurato di continuare a lottare fino a quando avranno giustizia. Dopo la richiesta bypartisan di richiamare l’ambasciatore. Dopo le rassicurazioni del ministro Andrea Orlando il quale ha garantito che l’Italia non sta attendendo i comodi dell’autorità egiziana e la magistratura italiana non si farà condizionare dalla ragion di Stato. E dopo la mobilitazione di Amnesty international che invita alla mobilitazione anche il mondo del calcio, sulla vicenda Regeni irrompe di nuovo il premier Matteo Renzi. Lo fa da Chicago, a margine di una visita in una scuola, con una promessa perentoria, che pare la risposta alla rabbia dei genitori di Giulio per i tanti, troppi depistaggi da parte delle autorità del Cairo.

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«Ci fermeremo - ha tuonato il premier - soltanto quando troveremo la verità, quella vera e non di comodo». E subito dopo aggiunge: «Il dolore della famiglia Regeni è quello di tutta l’Italia, noi siamo con il cuore, la mente e le azioni concrete a sostegno della famiglia e lo abbiamo detto in tutte le sedi pubbliche, istituzionali e private». Dunque, l’Italia ha deciso di mostrare i muscoli. E di far capire ad al Sisi che l’omicidio del giovane ricercatore friulano non passerà in cavalleria. «La vicenda - ammette ancora Renzi - è molto complicata. Ed è seguita dal procuratore Giuseppe Pignatone, uno dei più importanti e autorevoli magistrati in Italia insieme agli inquirenti delle forze dell’ordine». Da qui l’auspicio del presidente del Consiglio che «si possa finalmente trovare il colpevole o i colpevoli. Non restituiremo Giulio alla famiglia, ma onore all’Italia, all’Egitto e a chi sta soffrendo». E per questa promessa «c’è il massimo impegno e sforzo affinché i magistrati italiani possano avere accesso a tutte le carte. Siamo impegnati perché ciò accada senza alcun tentennamento».

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Egyptian President Ahmed Fattah Al Sisi talks with Greek Prime Minister Alexis Tsipras and Cypriot President Nicos Anastasiades during a trilateral meeting in Athens, Greece, 09 December 2015. Egyptian President Abdel Fattah el-Sisi's official visit to Greece and the trilateral meeting of Greece-Cyprus and Egypt scheduled held on 9th December, are part of the three countries' broader strategy to strenghten the relations with countries-traditionally partners in the region. EPA/SIMELA PANTZARTZI

Renzi si è poi soffermato sulle parole dei genitori di Giulio durante la conferenza stampa dell’altro ieri, a palazzo Madama. E ha sottolineato come «la fermezza e la dignità» del padre e della madre di Giulio Regeni «siano davvero esemplari». Motivo in più questo per le istituzioni tutte - ha detto ancora - «per insistere con coerenza e altrettanta fermezza». E sui rapporti Italia-Egitto e sulle possibili conseguenze del medesimo c’è da registrare anche la presa di posizione del ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. «Sulle risposte egiziane - sono state le sue parole - sentiremo in primo luogo le valutazioni del procuratore di Roma». Pignatone viene unanimemente ritenuto un magistrato tutto d’un pezzo e soprattutto un uomo della giustizia che non fa sconti. «Se non abbiamo risposte convincenti - è stato il monito di Gentiloni al Paese guidato da al Sisi - compiremo i passi conseguenti».

Dunque, l’Italia non è più disposta ad assistere in silenzio all’orribile balletto dei depistaggi e alle altrettante presunte versioni fin qui spuntate sulla terribile fine di Regeni. Il titolare della Farnesina ha spiegato al proposito che dal governo egiziano vogliamo «la verità, ossia l’individuazione dei responsabili». E come si può arrivare a questa verità che tutto il nostro Paese ormai ritiene imprescindibile? «Ci si può arrivare - è il convincimento del ministro - da un lato esercitando una pressione politico diplomatica costante, cosa che abbiamo fatto e stiamo facendo e che costituisce un deterrente contro verità di comodo. E dall’altro con una collaborazione investigativa». I nostri 007 da giorni sono in Egitto ed è apparso chiaro che fino ad ora non hanno ottenuto quella collaborazione indispensabile per arrivare all’accertamento della vicenda. «La collaborazione investigativa - ha voluto chiosare Gentiloni - a nostro avviso deve fare un salto di qualità, perché anzitutto non sono stati consegnati tutti i documenti e materiali che abbiamo richiesto».

Resta anche da capire se tra le ipotesi possa trovare conferma quelle quella di possibili sanzioni nei confronti dell’Egitto o del richiamo dell’ambasciatore. Sul fronte delle indagini l’Italia attende immagini video, tabulati telefonici, referti e verbali: è il «materiale probatorio» che il nostro Paese ha chiesto all’Egitto per far luce sull’omicidio del ricercatore friulano. Da tempo l’Italia attende di ricevere quel materiale, più volte sollecitato dall’autorità giudiziaria italiana: ora spera di ottenerlo nell’incontro tra gli investigatori dei due Paesi in programma a Roma martedì 5 aprile. Si tratta di documenti ritenuti indispensabili dal procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone e dal pm Sergio Colaiocco per fare passi in avanti verso la verità, dopo i depistaggi - ultimo quello di un “incrocio” tra l’omicidio Regeni e un traffico di reperti archeologici gestito da una banda locale - da parte delle autorità egiziane, censurati pubblicamente dal governo italiano.

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