Bosnia, nel fiume Drina trovati cinquanta cadaveri
Nel corso d’acqua, trasformato in un grande cimitero, vengono alla luce i morti della guerra che dal 1991 al 1995 ha dilaniato l’ex Repubblica federativa socialista di Jugoslavia. Dieci anni fa, sempre nel Drina, erano stati scoperti 126 scheletri di soldati della Seconda guerra mondiale
TRIESTE Il fiume Drina è il più grande cimitero della Jugoslavia. La conferma viene dopo che le acque del lago di accumulo di Perucac sono state abbassate per permettere i lavori di manutenzione dell’adiacente centrale idroelettrica. Lavori che avvengono ogni dieci anni. E se due lustri or sono vennero scoperti 126 cadaveri di soldati della Seconda guerra mondiale oggi vengono alla luce quelli della guerra che dal 1991 al 1995 ha dilaniato l’ex Repubblica federativa socialista di Jugoslavia.
E questa volta «sono stati ritrovati almeno cinquanta corpi - spiega Jasmina Mameledzija, portavoce della Commissione internazionale sulle persone scomparse - ma questo è il numero minimo. Non sappiamo ancora con precisione chi siano le vittime. Stiamo analizzando il profilo delle ossa e comparando i test del Dna con il nostro database che contiene circa 90.000 test del sangue», spiega la Mameledzija.
L’origine? «Alcuni esperti ritengono che le vittime fossero originarie di Visegrad, ma al momento non possiamo esserne sicuri. Quello che è certo che è che sono almeno cinquanta. Al momento i lavori alla diga continuano, l’acqua sta calando e per questo motivo è possibile scendere in profondità e cercare ancora nelle parti prosciugate».
Come raccontano alcuni testimoni oculari della vicina Visegrad durante i combattimenti sul lago galleggiavano centinaia di cadaveri, una sorta di discarica di chi al mondo non serviva più. Non importa di che colore fosse, se serbo o bosniaco. Il presidente della Commissione per le persone scomparse della Bosnia-Erzegovina, Amor Masovic ha chiesto altri uomini visto la difficoltà dell’opera di ricerca dovuta alla presenza nell’area di mine e bombe a mano inesplose, di un terreno cedevole e pieno di serpenti velenosi. Gli esperti parlano di cadaveri di quasi mille persone, anche se finora sono stati ufficialmente scoperti, come detto, una cinquantina di corpi tra i quali quello di un bambino.
I ricercatori hanno a loro disposizione una decina di giorni di tempo, quello necessario per la manutenzione della centrale idroelettrica, poi l’invaso, costituito dall’acqua della Drina, il fiume cantato dallo scrittore Ivo Andric nel suo più famoso libro, ”Il ponte sulla Drina”, sarà nuovamente riempito. «Sarà difficile che riusciamo a tirar fuori tutti i cadaveri - spiega ancora Masovic - perché sul fondo c’è moltissima melma e fango e lavorare in queste condizioni è veramente difficile».
Dieci giorni di tempo, dunque, per estrarre i cadaveri dal più grande cimitero ex jugoslavo, una corsa contro il tempo quasi impossibile. Per quelli che non saranno recuperati dovranno passare altri dieci anni quando, nuovamente, le acque sarano abbassate per la prossima manutenzione della centrale. Insomma per loro il cristiano «che riposino in pace» sembra proprio non esistere.
(ha collaborato Giovanni Urbani)
RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti:soldati
Riproduzione riservata © Il Piccolo
Leggi anche
Video