Bufera sull’ex monastero La Kosor scrive al Papa

POLA. Scende in campo anche la premier croata Jadranka Kosor nella tormentata vicenda relativa alla richiesta dei frati benedettini di Praglia in provincia di Padova, di ritornare in possesso della loro tenuta di Daila presso Cittanova, dalle quale furono cacciati nel secondo dopoguerra. E nel paese è scoppiata la bufera, tra l’altro la Diocesi istriana rischia la bancarotta e di trovarsi in strada senza un tetto sulla testa. Per la perdita dei beni i benedettini sono già stati risarciti da Roma con l’importo di 1,7 miliardi di lire in applicazione degli Accordi di Roma.
È opinione diffusa in Croazia che non avrebbero alcun diritto ad un secondo risarcimento. Dopo l’incontro di ieri nel suo ufficio a Zagabria con il vescovo istriano Ivan Milovan, la premier ha annunciato che scriverà una lettera direttamente al Santo Padre per chiedere il suo aiuto nella soluzione del contenzioso. Il Papa invece come sappiamo, si è invece schierato apertamente dalla parte dei frati italiani. E già ieri la Kosor ha inviato una missiva anche al segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone per spiegare per filo e per segno i termini della questione. Dal canto suo il ministro degli Esteri croato Gordan Jandrokovic ha annunciato che chiamerà nel suo ufficio il nunzio apostolico a Zagabria Mario Roberto Cassari.
E l’ambasciatore croato in Vaticano Filip Vucak è stato richiamato dalle ferie. Dunque la diplomazia croata si è messa in moto alla grande. Anche la Kosor è dell’opinione che la vicenda di restituzione dei beni dovrebbe esser archiviata dagli Accordi di Osimo. Secondo il presidente della Regione istriana Ivan Jakovcic, certi circoli politici ed ecclesiastici vorrebbero proprio revisionare tali accordi per rimettere le mani su migliaia di ettari di terreno in Istria, Fiume e Dalmazia. Dal canto loro i benedettini non scherzano affatto. Presso un ufficio notarile di Pola hanno aperto la srl “Abbazia” alla quale dovrebbero venir trasferiti i beni contesi o il loro controvalore in denaro, si parla di 30 milioni di euro. La restituzione in natura però sarebbe impossibile visto che gran parte dei 200 ettari della tenuta di Daila è stata venduta. E il valore dell’immobile è molto alto poichè la destinazione d’uso nel frattempo è cambiata in area di sviluppo turistico. Gli acquirenti però non possono attuare i loro progetti in quanto si tratta di beni oggetto di contesa in tribunale.
Alla Diocesi viene apertamente rinfacciato di aver venduto immobili non definitivamente suoi. Interessante la valutazione dell’ex ambasciatore croato al Vaticano Ivica Mastruko. Lo Stato croato dice, ha fatto un grosso errore cedendo alla Diocesi istriana la tenuta di Daila per la quale la chiesa era già stata risarcita secondo gli Accordi di Osimo. Tale tenuta prosegue, doveva venir usata per altri scopi. E ora conclude Mastruko, in pratica arriva una terza richiesta di risarcimento per gli stessi beni. In Croazia viene definito perlomeno strano il silenzio del cardinale Josip Bozanic di cui nella vicenda c’è lo zampino. Ha fatto parte infatti della commissione cardinalizia nominata dal Papa che ha stilato l’accordo di restituzione dei beni ai benedettini. La richiesta dei benedettini poggia proprio su tale documento.
(p.r.)
Riproduzione riservata © Il Piccolo