«Campane, l’orario non è un dogma»

ROMANS. I sostenitori della vecchia tradizione, oltre a non conciliarsi col mutamento dei tempi e con le presunte nuove esigenze, contestano ancora la richiesta avanzata da un singolo cittadino, un monfalconese trapiantato da poco a Romans d'Isonzo, che secondo loro ha stravolto quella tradizione. Questo per dire che a Romans molti ancora non si rassegnano allo spostamento dell'orario del primo botto mattutino delle campane, dalle 6 alle 7, deciso dalla Parrocchia su richiesta del suddetto cittadino. Alcuni di loro si sono rivolti al sindaco per chiedere delucidazioni e far sentire il loro pensiero, mentre una persona di 92 anni ci ha contattato per dire che le è stato tolto un pezzo di gioventù, ricordando che col botto delle 6 un tempo lei si alzava per essere sul lavoro alle 8 a Gorizia, che raggiungeva in bicicletta, aggiungendo poi, con molta lucidità, che se oggi non ha senso il botto delle 6, non serve nemmeno quello di mezzogiorno e dell'Ave Maria. In questo clima di piena contrapposizione, c'è chi prospetta una raccolta di firme, altri attendono l'esito finale della vicenda, mentre dal canto suo l'amministratore parrocchiale don Stefano Goina si è rivolto ai romanesi attraverso una nota che appare su “il Seme”, il pieghevole informativo della Parrocchia romanese. Don Stefano ricorda che “ultimamente è stata avanzata una richiesta al Comune da parte di una persona disturbata dalle campane, chiedendo di alleviare il suo disagio soprattutto d'estate. Dopo essermi documentato un po' - scrive - ho deciso di spostare il primo richiamo delle campane dandone avviso in chiesa. Ho pure consultato alcuni sacerdoti e letto la circolare CEI del 2002, in merito all'uso delle campane, in cui si afferma anche che la richiesta del rispetto della propria libertà religiosa non può comportare un disinteresse per le legittime esigenze di tutela di altri beni dei cittadini, primo fra tutti quello della salute. Da ciò discende la necessità di regolare l'utilizzo della campane. Per quanto riguarda l'arcidiocesi di Gorizia - scrive don Stefano - né mons. De Antoni né mons. Radelli hanno promulgato un decreto in tal senso, mentre alcune diocesi vicine hanno regolamentato il suono delle campane anche in considerazione dei risvolti penali: nella diocesi di Trieste il suono delle campane va dalle 7 alle 21; così come a Pordenone; nell'arcidiocesi di Udine dalle 7 alle 22, salvo eventi speciali. Il suono delle campane alle 6 in una società contadina di credenti va benissimo, ma in una società come la nostra l'orario può essere cambiato senza pensare che si tratti di un attentato alla fede cristiana. Il suono del mattino non è una sveglia - prosegue don Goina – ma un invito a elevare l'anima a Dio e a Sua Madre, richiamando alla preghiera mariana. Quanti di coloro - si chiede don Stefano - che si sono sentiti offesi dal cambiamento di orario pregano al suono della campana?». Don Goina conclude scrivendo che chi avesse bisogno di ulteriori chiarimenti può rivolgersi direttamente a lui.
(e.c.)
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