Candele, sale e simboli A Fernetti trovati segni della notte di Tregenda
TRIESTE
Le candele colorate, il sale e qualche simbolo abbozzato tra le pietre e il legno degli alberi. Elementi che costituiscono parte del “repertorio” classico delle feste, anzi, delle ritualità che oscillano tra il verbo pagano e quello più comunemente definito, spesso a sproposito, di matrice satanista. Temi che albergano peraltro spesso a Trieste e dintorni, tornati puntualmente alla ribalta negli ultimi giorni nella dolina detta (non a caso) dei Druidi, anfratto boschivo della zona di Fernetti, in uno dei teatri prediletti per i cultori delle pratiche ritualistiche in antitesi con la tradizione cristiana.
Il rinvenimento dei resti di un presumibile ritrovo di adepti ha di fatto allertato alcuni passanti nella zona, sorpresi al cospetto di uno scenario ben distante dai tratti di una scampagnata domenicale con annesso pic-nic. Non si può tuttavia parlare di “allarme messe nere” o di accesi rigurgiti stregoneschi. Dovrebbe trattarsi in realtà di una ritualità legata all’Equinozio di Autunno, quest’anno datato infatti il 23 settembre, una delle tappe fondamentali di chi abiura i canoni del Natale e della Pasqua, conosciuta meglio come Tregenda, termine radicato nella tradizione nordica ma oramai addomesticato dal linguaggio comune, convertito in sinonimo di ambiente caotico, cupo, sconvolto da fatti oscuri e tempestosi. La notte di Tregenda – ce ne sono quattro nell’arco dell’anno, a dicembre, marzo, giugno e appunto in settembre – rievoca originariamente la matrice di un Sabba, un raduno organizzato della milizia dannata, farcita di diavoli e fattucchiere, intenti magari a forme di bagordi più o meno esoterici, spesso più carnali che simbolici.
Il quadro emerso nel bosco di Fernetti (abitato da decenni da fatti analoghi) suggerisce una versione più blanda degli antichi codici, stemperata anche in salsa new age, vedi la presenza di candele colorate – la rossa, emblema della forza, la bianca e la nera, dicotomia perfetta nei riti magici – e del sale, elemento catalizzatore per eccellenza per la protezione e purificazione. Le vere messe nere insomma si giocano altrove a Trieste, spesso in circoli privati o ancora all’aperto, magari nella zona antistante Monte Grisa, il terreno prediletto dai clan di satanisti. Archiviata la quarta notte di Tregenda, il calendario alternativo indica ora la festività cardine, quella del 31 ottobre, il Capodanno di Satana. Nome che è un programma ma che nell’immaginario collettivo si tinge oramai di maschere, commercio e goliardia, ovvero Halloween. —
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