Candidature, il Pdl ci ripensa e lancia in Fvg Bernabò Bocca e Savino

TRIESTE. C’è chi giura d’averlo visto uscire dallo studio di Silvio Berlusconi. Ma Renzo Tondo non conferma. Non stavolta. Il governatore, dopo una giornata di passione romana, prende l’ultimo volo e si tappa la bocca: il “pasticciaccio brutto” delle candidature per le politiche, quello che Roma gli ha confezionato a sorpresa, terremotando il Pdl del Friuli Venezia Giulia e minando la corsa alle regionali, non è ancora digerito. Le liste vanno consegnate entro le 20 di oggi e, fino ad allora, almeno per scaramanzia, c’è da brigare, sperare, soffrire. Eppure, a tarda sera, ben dopo l’ora di cena, mentre il governatore è in aereo, arrivano le ultime news. Dirompenti: Sandra Savino, assessore regionale alle Finanze, capolista alla Camera e Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, capolista al Senato. Possibile? Il condizionale resta d’obbligo dopo le ultime, folli, ore. Ma i bene informati, tirando un sospirone, adesso accettano scommesse: «Abbiamo salvato il partito». E anticipano la lista che il coordinatore regionale Isidoro Gottardo e un funzionario inviato da Roma depositeranno in Corte d’Appello a Trieste: «Dopo Savino, alla Camera, ci sono Manuela Di Centa e Gottardo. Dopo Bocca, al Senato, Giulio Camber e Manlio Contento».
Una rivoluzione nella rivoluzione. Sabato, quand’è scoppiato il putiferio, i capilista indicati dal tavolo nazionale erano Massimo Blasoni a Montecitorio e Bepi Stefanel a Palazzo Madama. Poi, già ieri mattina, la prima defezione ufficiale: l’imprenditore trevigiano ha gettato la spugna, complice (si dice) lo zampino telefonico dello stesso Tondo, e si è ritirato. C’è chi sperava che, al suo posto, avanzasse Camber. Ma l’esito, a quanto pare, è diverso: arriva un piemontese, quel Bocca sposato con Benedetta Geronzi, figlia di Cesare e giornalista del Tg5, sponsorizzato da un Cavaliere ansioso di infarcire le liste di imprenditori. E quindi il senatore triestino resta in un posto a rischio, mentre il collega pordenonese è quasi out.
Ma la novità più pesante, la vera “vittoria” dei vertici regionali (a meno di nuovi sconvolgimenti), è il siluramento di Blasoni. A Roma, Tondo (che arriva con Savino) e Gottardo ce la mettono tutta. Il “Fatto quotidiano” dà una mano: pubblica un ritrattino che, sotto il titolo “Mister Condanna”, elenca i problemi giudiziari del prescelto. Non una bella presentazione, non nei giorni in cui Berlusconi deve “ripulire” il partito da amici come Dell’Utri e Cosentino. E così il consigliere regionale di Udine, “reo” d’aver calpestato i desideri del territorio, sfruttando i rapporti con Denis Verdini (e Diego Volpe Pasini), finisce nel mirino: «Solo Denis lo difende. Angelino Alfano è contrarissimo...» giurano, già nel pomeriggio, gli autoctoni.
Di certo, mentre si infila al tavolo delle candidature nazionali, Tondo si fa sentire: il partito è in rivolta. E il prezzo da pagare rischia d’essere esorbitante alle politiche e alle regionali. Non a caso, quando le “ultimissime” sono ancora lontane, il vicecoordinatore regionale Sergio Dressi contesta le scelte «incomprensibili» di Roma. E ricorda la convention del 25 in cui Tondo deve lanciare la sua lista autonoma: «Se non cambia qualcosa, facciamo direttamente il partito regionale». Il vicegovernatore Luca Ciriani sottoscrive: «Qualcuno ha ancora dei dubbi sul fatto che si debba costruire un nuovo centrodestra, regionale, autonomo, libero?». E Il vicecoordinatore triestino Piero Tononi annuncia il ritiro della sua candidatura se la lista alla Camera resta ricca di «nani, ballerini, visitors, ex leghisti sconosciuti ed ex campionesse di sci». Poi, in poche ore, tutto cambia. Meglio aspettare stasera, però, per i brindisi.
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