Il canto libero di Einaudi incanta gli studenti fra cinema, musica e filosofia

La libertà attraverso le idee del Presidente nello show che si è tenuto al Rossetti di Trieste: un viaggio fra musica, cinema e filosofia dedicato alle nuove generazioni e non solo

 

Roberta Mantini
Sullo schermo c’è Einaudi e la presentazione di Cangini Foto Bruni
Sullo schermo c’è Einaudi e la presentazione di Cangini Foto Bruni

Il sipario del Teatro Stabile “Il Rossetti” di Trieste si è alzato mercoledì mattina per un’esperienza insolita: centinaia di studenti delle scuole superiori hanno preso posto, pronti a confrontarsi con la “libertà” attraverso musica, cinema e filosofia. “Il mio canto libero: l’eredità di Luigi Einaudi”, prodotto dall’associazione Popsophia con la Fondazione Luigi Einaudi, il Comune di Trieste, Fondazione CRTrieste e Il Piccolo, ha trasformato il teatro in un laboratorio di pensiero, in cui le note dal vivo della band Factory si sono mescolate alle riflessioni di Lucrezia Ercoli e Andrea Cangini. Uno spettacolo davvero particolare: Einaudi in bianco e nero ma anche a colori. Einaudi pop.

L’intervento di apertura dell’assessore all’Educazione Maurizio De Blasio ha subito calato l’attenzione sull’esperienza: «Oggi si impara divertendosi. L’arte e la musica sono strumenti potenti per comprendere la libertà e conoscere meglio figure come Einaudi». Si parte da un grido entrato nella storia: quello di Freddie Mercury negli anni Ottanta, che con “I Want to Break Free” ha espresso il desiderio universale di liberazione. Quarant’anni dopo, quel grido torna contemporaneo, pronto a riflettersi nelle storie di ciascuno. Perché lo spettacolo si propone come un viaggio tra musica e pensiero, con lo sfondo del centocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Einaudi, economista, giornalista e liberale, protagonista della Repubblica e primo Presidente eletto dal Parlamento.

La Fondazione Einaudi apre una nuova sede a Trieste
Una parte del pubblico presente al Rossett Foto Bruni

Cangini, segretario generale della Fondazione, si è soffermato nel ricordare agli studenti come Luigi Einaudi credesse nella centralità della persona e sul metodo Einaudi: «Conoscere, dibattere e deliberare. Prima studiare e formarsi un’opinione, poi confrontarsi con chi la pensa diversamente, senza timore di cambiare idea alla luce di nuove conoscenze. È la chiave dell’autorevolezza e del buon governo». Poi il riferimento a come oggi, a quasi un secolo di distanza, la sfida della libertà si intrecci con la rivoluzione digitale. «L’eccessivo uso di smartphone, social e videogiochi rischia di comprimere l’intelligenza dei giovani: disturbi dell’apprendimento, difficoltà di concentrazione e crescente disagio psicologico, secondo studi internazionali, sono in aumento». E ancora «La tecnologia, – sottolinea Cangini – se non accompagnata da educazione e consapevolezza, può diventare una prigione invisibile, limitando la libertà individuale e la responsabilità che Einaudi considerava pilastri di una società libera».

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La locandina dell'evento

Ercoli, direttrice artistica dello spettacolo, ha invece illustrato come la filosofia si intreccia con la musica pop e la cultura contemporanea. Dai romanzi distopici di Orwell ai film e alle serie Tv come Divergent e Black Mirror, dai classici di Platone alle saghe cinematografiche contemporanee, attraverso una decina di pillole filosofiche intervallate da altrettanti brani musicali, da De André a Battisti, dai Queen ai Radiohead fino a Billie Eilish. Una performance capace di accompagnare il pubblico in un percorso che ha indagato il libero arbitrio, la diversità e il peso delle proprie scelte, esplorando temi che spaziano dalla distopia digitale alla fragilità delle nuove generazioni.

E gli studenti? Hanno reagito con entusiasmo. «Non mi aspettavo questa lezione, soprattutto con le musiche che conoscevo già. Alcune canzoni non sono banali e mi hanno fatto riflettere, qualcosa mi rimarrà sicuramente», dice Elena, quinta A del Nordio. Carlo, quinta C dell’Oberdan, sottolinea il legame tra musica e filosofia: «Mi aspettavo uno spettacolo musicale, non che ci fosse un collegamento così forte tra Einaudi e il pop. È stato affascinante, sono riusciti a correlare due mondi diversi in modo organico». E Chiara, della stessa classe, aggiunge: «È stato un bell’approfondimento della filosofia, soprattutto nei collegamenti con film di attualità e temi che non avrei mai pensato di associare a concetti filosofici».

Questa la chiosa di Ercoli: «Da oltre dieci anni – spiega – sviluppiamo la “pop-sofia”, un approccio che unisce i classici della filosofia ai fenomeni della cultura popolare. L’obiettivo è far emergere la profondità di ciò che ci accompagna ogni giorno che spesso diamo per scontato, mostrando come musica, film e altri elementi del quotidiano possano stimolare riflessioni filosofiche e farci pensare più attentamente a ciò che ci piace». —

 

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