Caos politico a Lubiana. E la Borsa crolla

TRIESTE. Dopo il “golpe” democratico di Zoran Jankovi„ che si è ripreso Slovenia positiva (Ps), il governo di Lubiana va in frantumi, ma si sgretola anche il gruppo parlamentare di Ps con deputati che si dimettono, altri che temporeggiano per vedere su quale carro salire e la premier che scioglierà ogni dubbio oggi quando incontrerà il presidente della Repubblica, Borut Pahor.
Intanto ieri mattina alla Borsa di Lubiana c’è stata una vera e propria “carneficina” dei principali titoli finanziari sloveni. Da Krka che ha fatto segnare un -2,50% a Telekom con un -6,68% passando per Petrol (-2,66%), Luka Koper (-4,52%) e Gorenje (-6,12%). I mercati finanziari si sa non amano l’incertezza politica, figuriamoci il caos in cui è precipitata nelle ultime re la Slovenia. Gli analisti sono lapidari: quanto sta succedendo fermerà l’unica possibilità che avevamo per sollevarci un po’ dal fondo, ossia promuovere il mercato interno, e bloccherà il ciclo delle privatizzazioni inibendo l’afflusso di capitali esteri.
Tornando al più che mai in queste ore chiassoso “teatrino della politica” appare scontata la rottura del gruppo parlamentare di Slovenia positiva in due tronconi. La Bratušek sarebbe pronta a lasciare il partito e a formare con i suoi deputati fedelissimi un nuovo gruppo parlamentare (bastano tre deputati). Oggi però la Bratušek potrebbe comunicare le sue dimissioni proprio al capo dello Stato, il che sarebbe la certificazione della fine del governo e farebbe scattare tutte le procedure istituzionali per l’incarico a un nuovo mandatario oppure per le elezioni anticipate. Sulla cui data molto si sta speculando in queste ore nei corridoi del Parlamento di Lubiana. Buon senso politico e tempi tecnici però indicano che il ricorso alle urne potrebbe avvenire in ottobre in concomitanza con il già previsto voto amministrativo.
Cosa farà nel frattempo Bratušek? Deciderà per il classico “muoia Sansone e tutti i filistei” oppure farà prevalere la ragion di Stato, cercherà di riannodare i fili con la coalizione per cercare di far vivacchiare il governo fino alla data delle dimissioni che lei comunque preannuncerebbe nei prossimi giorni? Ieri si è fatto sentire anche il presidente Pahor il quale non declina un difficile compito di mediatore e di conciliatore nazionale anche perché sa che la maggioranza degli sloveni (lo conferma un sondaggio) non vogliono andare alle urne. «Serve la piena collaborazione - dichiara - di coloro che hanno ruoli di responsabilità nella vita politica del Paese».
Ma con tutta l’attenzione mediatica spostata a sinistra non bisogna commettere però l’errore di “dimenticare” o sottovalutare la destra, peraltro anch’essa “imbrigliata” nell’ennesima imminente sentenza sul caso “Patria” che vede coinvolto il suo leader Janez Janša (Sds). Nell’area dei conservatori nelle ultime ore si è palesata un’anima (leggi popolari) che sarebbe propensa a dare vita a una Grosse Koalition. Per ora caustico il commento di Janša su Twitter, e altrettanto categorico il “no” di Jankovic che adesso torna a essere fondamentale negli assetti politici nazionali.
Ma il vero problema sta nei tre partner dell’oramai uscente coalizione di governo. I socialdemocratici di Igor Lukši› gridano «alle urne, alle urne» forti anche dei sondaggi che li danno partito di maggioranza relativa se si andasse ora al voto. Elezioni invoca anche Karl Erjavec leader dei pensionati (Desus) che punterebbe così a salvare il salvabile a fronte di una crescente anti-politica che monta nel Paese ma che non si concretizza in un qualche M5S in salsa balcanica, bensì in uno spaventoso astensionismo che alle urne potrebbe superare anche quota 40%.
E non dimentichiamo che Jankovi„ potrebbe ricandidarsi a sindaco di Lubiana, lui che vuole una Slovenia positiva sempre più «lubianese». Il municipio val bene un governo.
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