Carabiniere Achille Del Pizzo la “quarta vittima” di Peteano

Morì durante un pattugliamento nella notte tra il 30 e il 31 maggio del 1980 sulla strada di Redipuglia. Ma la tragedia sembra essere stata dimenticata

Otto anni dopo e a poca distanza da Peteano - dove la sera del 31 maggio del 1972 la Notte della Repubblica si oscurò ulteriormente in seguito a un’orrenda strage - un carabiniere di appena 18 anni moriva in un incidente avvenuto, pare, durante un inseguimento a una vettura sospetta. Si chiamava Achille Michele Del Pizzo ed era di stanza alla stazione dell’Arma di Cormons.

Ma a differenza delle vittime di Peteano - straziate dall’esplosione di un’autobomba: il brigadiere Antonio Ferraro e i carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni che il 31 maggio di ogni anno vengono giustamente ricordati - del carabiniere Achille Michele Del Pizzo si è persa la memoria.

La sua vicenda è avvolta in un panno tessuto dallo strazio della famiglia e dal “singolare” oblio sui fatti avvenuti nella notte tra il 30 e il 31 maggio del 1980. Tuttavia il suo nome compare nel, purtroppo, lungo elenco ufficiale delle “Vittime del dovere” aggiornato dal Ministero dell’Interno.

Dal 27 marzo del 1961 a oggi, tra morti e feriti, sono ben 3534 le “Vittime del dovere”. In questa tragica classifica Del Pizzo compare al 619.o posto.

Che cosa sia successo in quella maledetta notte non c’è certezza. Si procede per supposizioni, perfino tra i residenti più attenti alla storia locale di Fogliano Redipuglia è calato il velo sulla memoria di quanto accadde. Dunque, potrebbe essere andata così: Del Pizzo è in servizio assieme ad altri due colleghi. Lui è seduto nel sedile posteriore della gazzella. A un certo punto l’equipaggio riceve un ordine: c’è un’auto sospetta, controllate.

L’auto sospetta viene probabilmente intercettata all’altezza di Sagrado, procede in direzione di Monfalcone. A un certo punto la situazione precipita. La vettura sospetta accelera e ai carabinieri non resta che fare altrettanto. Giunta a Redipuglia, nel tratto di carreggiata compreso tra il ristorante Ai Cacciatori e la stazione ferroviaria, la gazzella ha un brusco scarto nella direzione di marcia e si schianta. Nell’urto Del Pizzo viene sbalzato all’esterno dell’abitacolo e muore sul colpo. Gli altri due militari se la cavano con lievi lesioni.

Ma non è dato sapere se la gazzella sia uscita autonomamente dalla direzione di marcia o se abbia impattato con un’altra macchina, addirittura con quella inseguita.

Il mistero è fitto. Oggi più di allora. Perché a rispolverare la memoria su quella tragica notte interviene il fratello del carabiniere Achille Michele. Si chiama Ciro Del Pizzo ed è un noto politico monfalconese, attualmente consigliere comunale. Ciro nel 1980 aveva 17 anni, appena uno in meno del fratello militare. Così racconta quella nera pagina famigliare:

«Di quanto accadde quel giorno di 38 anni fa non ho ricordi nitidi. Il dolore fu tale che io e la mia famiglia fummo travolti. Nulla fu come prima. Ricordo che fui io a dover riconoscere la salma di mio fratello. Non dimenticherò mai quel momento. Achille aveva scelto di fare il carabiniere e frequentava la scuola dell’Arma di Campobasso. Ma nella primavera del 1980 era stato trasferito per un periodo alla stazione di Cormons. Noi tutti in famiglia eravamo contenti di averlo vicino. Ci teneva molto alla divisa mio fratello, ma soprattutto a fare fino in fondo il suo dovere».

Perché lei ha sentito ora il desiderio di raccontare la storia di suo fratello?

«Il dolore è uno stato d’animo molto intimo, ma penso che talvolta bisogna farsi forza perché certe vicende non siano dimenticate per sempre. Ogni anno, quando si commemorano le vittime della strage di Peteano, mi viene una gran pena al pensiero di quei ragazzi morti. Erano carabinieri come mio fratello e penso che anche lui debba avere la giusta considerazione delle istituzioni. È una vittima del dovere».

Avete avuto spiegazioni ufficiali su quanto avvenuto il 31 maggio del 1980?

«No, non credo. Io avevo 17 anni e come tutti gli adolescenti vivevo in un mondo a parte. Non so francamente quale sia stata la versione ufficiale che l’Arma o altre istituzioni hanno raccontato ai miei genitori. Non ne abbiamo mai parlato e ora mio padre non c’è più».

Dal punto di vista morale si sente il parente di una vittima caduta per lo Stato di serie B?

«Per niente affatto, anzi. I vari comandanti della Compagnia dei carabinieri di Monfalcone ci sono sempre stati vicino. Ci hanno sempre invitato alle cerimonie ufficiali e hanno mantenuto sempre uno stretto legame affettivo con mia madre, soprattutto».

La mamma di Ciro e Achille (più la sorella Francesca) si chiama Maria ed è conosciuta dai fedeli che frequentano la chiesa della Marcelliana in quanto è lei che tiene in ordine il tempio. Il marito, signor Antonio Del Pizzo è stato un conosciuto commerciante monfalconese ed è stato anche dirigente della locale sezione della Democrazia Cristiana.

Talvolta, anzi molto spesso, la memoria gioca brutti scherzi o, se si preferisce, riserva sorprese che bisogna accettare come vengono. Sicché, dopo tanti anni, ecco riaffiorare una storia tragica e strana che se da una parte rischia di accentuare il dolore nei congiunti di Achille, dall’altra può aiutare a ricordarlo con gli onori che merita.

Ogni storia non ha mai un inizio e una fine, è semplicemente un capitolo che quando sembra concluso si riapre come per magia.

Di qui l’appello che lanciamo alle istituzioni, agli inquirenti, all’Arma affinché offrano elementi e testimonianze utili a ricostruire nel dettaglio le ultime ore di vita del carabiniere Del Pizzo, morto anch’esso con addosso la gloriosa divisa della Benemerita quasi nello stesso luogo dove la Benemerita è stata vigliaccamente colpita. Achille Michele Del Pizzo, la “quarta vittima” di Peteano.

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