“Caregon” crollato dopo Ferragosto Stop ai diportisti dalla Capitaneria

Prevista interdizione della navigazione e segnaletica vicino al primo manufatto sopravvissuto all’epoca degli idrovolanti 

Tiziana Carpinelli / Staranzano

Se dici Caregoni ti viene in mente un’immagine sola: libertà di nuotare in acque cristalline, magari, tra un tuffo e l’altro, rigirando i cevapcici sulla griglia a mollo. Ma d’ora in avanti – e vista la stagione soprattutto la prossima estate – sarà meglio prestare attenzione: infatti a seguito del recentissimo crollo, avvenuto subito dopo Ferragosto, della struttura del primo Caregon, la «Capitaneria di porto emetterà un’ordinanza per l’interdizione della navigazione» in prossimità di quel punto specifico. È possibile infatti che i ruderi piombati sui fondali, creino con il gioco di maree, un ostacolo o peggio un pericolo alla navigazione. È quanto emerso dopo attenta valutazione e ascoltate le parti, cioè il Comune e l’associazione che riunisce i titolari di barca amanti della località, dall’autorità marittima. L’amministrazione, invece, si farà carico di apporre dei cartelli per segnalare il rischio di ulteriori crolli di quanto rimane ancora visibile.

La novità è stata riferita dagli Amici dei Caregoni, rappresentanti dall’avvocato Massimo Bruno, che l’hanno riportata sui social, impegnandosi nella massima diffusione del provvedimento, affinché tutti prestino cautela nella navigazione. La decisione è stata assunta e riferita nel corso di una recente riunione, cui hanno partecipato alcuni rappresentanti dell’ente e lo stesso Bruno. Tra gli addetti ai lavori la notizia del crollo al primo Caregon, l’unico peraltro rimasto abbastanza integro, aveva alimentato un dibattito sulla necessità di tutelare quella parte della storia dei vicini cantieri navali, rappresentando, le strutture, le piste da test degli idrovolanti Cant Z, sfornati nella prima metà del Novecento dalla fucina del Crda di Panzano.

I manufatti, corrosi per sempre dalle incrostazioni saline, dalle sferzate della bora e dagli schiaffi del mare, sono ormai solo l’ombra dei supporti, realizzati lungo un tratto di circa due chilometri, su cui venivano rilevati velocità e tempi di flottaggio dei mitici velivoli costruiti dal 1923 in poi. Per tutti, appunto, i Caregoni. All’occhio le essenziali strutture appaiono infatti come delle grandi sedie e siccome in dialetto la seggiola si definisce carega, nel linguaggio collettivo è nato il Caregon.

Ad agosto proprio il primo, quello superstite, se n’è andato per sempre, crollato. Dell’ultimo invece non rimangono che due spuntoni emergenti, in pessime condizioni, mentre la terza “gamba” risulta sommersa. Il secondo Caregon ha qualche pezzo in più, ma al passar del tempo il deterioramento è risultato via via più pronunciato. Solo il primo, più vicino alla riva, restava a baluardo di una pagina della storia industriale del territorio. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo