«Casa esplosa, paghi Ikea»

VILLESSE. Arriverà all'Ikea - esattamente alla società italiana Ikea Retail Italia - il conto dei danni provocati dallo scoppio e il conseguente crollo di via Baiamonti 71 a Trieste del 20 febbraio 2015.
Lo scoppio provocò la morte di Aldo Flego e rimasero ferite gravemente tre persone, tra cui la sorella di Aldo, Marcella 86 anni, poi deceduta dopo 5 mesi di ospedale.
A presentare al Tribunale civile di Trieste la comparsa di costituzione e la contestuale richiesta di chiamata in causa di terzi sono stati i familiari proprio di Marcella Flego.
La donna era la proprietaria dell'immobile crollato - così è emerso - a causa del montaggio difettoso del piano cottura della cucina acquistata proprio all'Ikea di Villesse.
Ma, da quanto appreso, a tirare in ballo la multinazionale svedese sono stati anche i legali rappresentanti delle ditte incaricate dalla stessa Ikea - la Astec Srl, la Installo Srl che a loro volta, in una prima citazione, erano stati direttamente chiamati in causa pure dai familiari di Marcella e dal fratello Aldo Flego.
Infatti, gli stessi familiari lo scorso 6 aprile avevano depositato una iniziale citazione nei confronti delle ditte attivando una causa.
La causa verte sulla richiesta alle stesse ditte di un risarcimento complessivo dell'ammontare di oltre due milioni di euro.
La causa contro l'Ikea è stata innescata dall'avvocato Alessandro Menin di San Donà di Piave.
E in quello che non è esagerato definire un vero e proprio ginepraio giudiziario si sono inseriti, tra gli altri, anche gli avvocati triestini Mersedes Giuseppin ed Elena Rosa che assistono gli eredi di Marcella Flego.
Nella vicenda civilistica compare anche lo Studio 3A di San Donà di Piave al quale si erano rivolti i familiari della donna morta in conseguenza dell'esplosione.
Nella citazione riguardante la responsabilità indiretta dei familiari della proprietaria compaiono anche i nomi di Gabriel e Michele e Gianfranco Burni, quest'ultimo è l'imprenditore conosciuto per aver costruito un piccolo grande impero oltreconfine con il pastificio artigianale Barone, che ha il quartier generale a Sesana e fornisce di pasta all'uovo e gnocchi di patate i ristoranti di mezza Slovenia. Aldo Flego era suo zio.
L'udienza davanti al giudice Paolo Vascotto in cui si discuterà la comparsa di costituzione dell'Ikea e la contestuale richiesta di chiamata in causa di terzi è stata fissata per il prossimo 7 aprile.
Era stata proprio Marcella a concludere con la Ikea di Villesse un regolare contratto di acquisto di mobili ed elettrodomestici per la cucina del suo appartamento al secondo piano della palazzina di via Baiamonti e per questo aveva anche stipulato un altro contratto per il montaggio degli stessi elettrodomestici.
L'intervento aveva visto coinvolte quattro ditte esterne in un valzer di appalti e subappalti.
In particolare l'Ikea aveva incaricato del montaggio la Blg Logistics Solutions Italia srl di Milano.
Quest'ultima, in forza di un contratto di subappalto per trasporto, smontaggio e montaggio, a sua volta aveva girato l'incarico alla società cooperativa "La Sfinge", con sede legale a Roma.
Per la parte impiantistica, invece, aveva proceduto la Installo di Rovigo, che però aveva affidato a un'altra impresa, la triestina Astec, il compito di provvedere alle operazioni relative alle disconnessioni degli impianti elettrico, idrico e del gas dal piano cottura e dal lavello.
Cosa quel maledetto giorno sia accaduto alla fine è diventato tragicamente chiaro.
Nessun tappo era stato fissato all'estremità della conduttura, il tubo del gas era libero: non era stato collegato ad alcuna apparecchiatura della cucina.
Così è bastato girare la manopola per riempire la stanza di gas. E all'improvviso la casa di via Baiamonti 71 è esplosa. Come una devastante bomba.
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