Caso Daila, il vescovo licenzia il cancelliere troppo chiacchierone

POLA. Il Presidente della Regione istriana Ivan Jakovcic si è nuovamente detto soddisfatto della decisione del ministero della giustizia di restituire allo Stato croato il monastero di Daila con relativi terreni, oggetto del noto contenzioso tra i Benedettini italiani di Praglia che lo avevano posseduto fino al 1948, e la Diocesi istriana. Secondo Jakovcic però i terreni che ultimamente la Diocesi istriana ha venduto andrebbero lasciati in mano agli acquirenti che li hanno comperati in buona fede. In caso contrario, ha spiegato il presidente della regione, verrebbe ad aprirsi un nuovo filone di contenziosi dalle conseguenze catastrofiche. Il presidente della regione istriana ha voluto anche puntualizzare che negli anni 90 l'immobile di Daila è stato ceduto alla Diocesi di Parenzo-Pola dallo Stato e non dalla Regione istriana come invece Zagabria vuole suggerire. Jakovcic ha quindi definito inaccettabile la reazione del Vaticano che come sappiamo, appoggia la richiesta dei Benedettini.
Intanto il vescovo istriano Ivan Milovan ha rimosso dall'incarico il cancelliere della Diocesi Ilija Jakovljevic probabilmente perché aveva alzato troppo la voce contro il Vaticano e i vertici della Chiesa croata. Secondo varie valutazioni invece il vescovo con questa mossa tenterebbe disperatamente di salvare la sua posizione fortemente traballante dopo la sua disobbedienza al Papa e la sia ribellione al cardinale Josip Bozanic che nella vicenda si è schierato dalla parte del Vaticano. Intanto continua a scatenare numerose reazioni la decisione unilaterale di Zagabria di intavolare allo stato la tenuta di Daila.
Il quotidiano nazionale Jutarnji List ha scritto ieri di grave affronto al Vaticano e di ipocrisia della premier Kosor, che praticamente si rimangia l'auspicio che il contenzioso sia appianato con gli strumenti del dialogo e della collaborazione. I rapporti tra Zagabria e la Santa Sede si aggiunge, sono scesi al minimo storico. E poi una pesante frecciata ai vertici statali: fino a quando le serviva l'appoggio della Santa Sede per avvicinarsi all'Unione europea, la Croazia era disposta a qualsiasi concessione. Ora che invece il negoziato di adesione si è concluso, Zagabria ha operato un vergognoso voltafaccia che sicuramente penalizzerà la sua immagine a livello internazionale. (p.r.)
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