Caso Moncini, Don Malnati: "Tutti sapevano: li avevo avvisati dell’inopportunità"

Così don Ettore Malnati, a 72 ore dalla denuncia al Piccolo a proposito della partecipazione come co-organizzatore di Sandro Moncini alla festa di quartiere di piazzale Rosmini, fa capire che “tutti sapevano”, dal parroco di Maria Stella del Mare padre Andrea al sindaco stesso

Ha buttato il suo sasso nel lago della pubblica opinione. Ma le onde concentriche che ne sono scaturite non si sono esaurite prima della riva. Anzi. L’hanno, in un certo senso, inzuppato a sua volta. Così don Ettore Malnati, a 72 ore dalla denuncia al Piccolo a proposito della partecipazione come co-organizzatore di Sandro Moncini alla festa di quartiere di piazzale Rosmini (con tanto di bambini sorridenti tutt’attorno e di comparsata in loco di Roberto Cosolini) decide di mettere le mani avanti, facendo capire che “tutti sapevano”, dal parroco di Maria Stella del Mare padre Andrea al sindaco stesso. E che la bomba mediatica si sarebbe potuta anche disinnescare in anticipo.

Sono, le sue, mani protese a mo’ di scudo, perché non gli arrivi dritta addosso l’onda di ritorno alimentata - prima ancora che nel dibattito intervenisse don Mario Vatta (qui a fianco, ndr) - dalla considerazione dispensata sotto voce, ma comunque dispensata, dalla presidente de “Le buone pratiche onlus” Loredana Catalfamo, l’ex dirigente di fiducia in Regione di Cosolini quando questi era assessore al Lavoro di Illy, secondo cui la lettera di denuncia scritta giovedì da don Malnati sarebbe un’arma bianca. Per colpire politicamente proprio Cosolini, il nuovo sindaco di centrosinistra.

Un’arma politica, sostengono negli ambienti cattolici affini al Pd senza però permettersi di dichiararlo pubblicamente, maneggiata con la benedizione del vescovo Giampaolo Crepaldi (di cui lo stesso don Malnati, oltre a essere nella forma vicario episcopale, è sostanzialmente il braccio destro), che da quando ha messo piede a Trieste ha, in più di un’occasione, tolto il sorriso proprio ai cattolici d’area Pd. Dalla vicenda del settimanale diocesano Vita Nuova, che coinvolse oltre all’attuale vicesindaco Fabiana Martini anche lo stesso don Vatta, fino alle “istruzioni di voto” pastorali impartite prima delle ultime amministrative. Ieri però, davanti a questi riverberi, don Malnati ha ripreso in mano carta e penna, o meglio, ha riacceso tastiera e monitor, inviando al Piccolo un’altra nota in cui ribadisce a chiare lettere l’assenza, nel suo attacco di 72 ore prima, di qualsiasi intento polemico con il sindaco: la segnalazione del giovedì, insomma, non celava posizioni politiche ma solo il turbamento di un uomo di chiesa, una chiesa peraltro, quella di Nostra Signora di Sion dov’è parroco, che sta appena una rampa più sopra a piazzale Rosmini.

Un tanto don Malnati vuole sia chiaro, come traspare anche dalla telefonata, dal medesimo tenore, giunta in redazione nel pomeriggio di ieri dall’ufficio stampa del vescovo. «Il mio intervento per la festa di San Vito - così si legge, dunque, nella nota inviata ieri da don Malnati - è stato contrassegnato dal senso di responsabilità educativo-pastorale e l’ho fatto come parroco che ha un oratorio dove per i progetti formativo-religiosi vi sono oltre 300 ragazzi. Non vi è stata e non vi è alcuna dietrologia politica contro nessuno, tanto meno contro il sindaco. Lo posso dimostrare in quanto una volta saputo della presenza di quella persona nota per il suo trascorso, ho telefonato a padre Andrea per informarlo e ad un assessore del Comune perché avvisasse il sindaco della presenza di Sandro Moncini a quell’evento. Il sottoscritto per correttezza e trasparenza ha fatto i passi che avrebbero potuto far sì che la festa, positiva in sé, si svolgesse senza equivoci».

(pi.ra.)

 

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