Caso Picchione, Roma manda l’ispettore

Un ispettore da Roma per fare luce sul “caso-Picchione”. Secondo le indiscrezioni trapelate ieri l’inviato del Ministero, piuttosto giovane di età, dovrebbe varcare stamattina il portone di palazzo Economo, in piazza Libertà. È facilmente presumibile che l’ispettore sentirà in audizione la stessa soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici e provvederà all’acquisizione di una serie di documenti, soprattutto in formato digitale, relativi alle istruttorie delle pratiche contestate. Al centro della querelle, l’ultima di una serie di cui la stessa Maria Giulia Picchione è stata protagonista fin dai primi tempi del suo arrivo a Trieste, l’affidamento per via diretta senza gara d’appalto e sempre alla medesima ditta, la Lepsa di Roma, di quattro interventi di restauro monumentale per un ammontare complessivo di oltre un milione di euro. Sarebbe stato lo stesso direttore regionale ad interim Pierpaolo Dorsi a far rilevare a Picchione già nelle settimane scorse, segnalandole alcuni ritardi o carenze di documentazione riguardo all’affidamento dei lavori, che in situazioni di questo genere il ministero usa inviare puntuali ispezioni. E contemporaneamente le avrebbe anche rammentato la nota già inviatale dall’ex direttore regionale Giangiacomo Martines che la invitava ad applicare, relativamente ad altri lavori di somma urgenza (per i quali si può procedere senza gara d’appalto, ndr.), il criterio della rotazione in ossequio ai principi di libera concorrenza, trasparenza, nonché parità di trattamento.
Tra i lavori in questione, due interventi sono stati effettuati sulla cinta muraria di Palmanova per complessivi 600mila euro, uno su palazzo Cabassi, sede udinese della Soprintendenza per 300mila euro, e il quarto per 150mila euro su Casa Bertoli che fa parte del Centro archeologico di Palmanova. «La legge ammette la procedura che ho adottato - si è difesa Picchione interpellata dal Piccolo - perché in tutti e quattro i casi è stato necessario agire per somma urgenza di conservazione di beni culturali. Non esiste alcun obbligo di rotazione delle ditte - ha aggiunto - che del resto non sarebbe facile da applicare perché è indispensabile rivolgersi a soggetti che abbiano spiccate professionalità in settori altamente specialistici. La Lepsa a Palmanova ha fatto un lavoro stupendo - ha specificato - è logico dunque insistere con le imprese che danno forti garanzie di affidabilità. Ma non solo, che siano anche in grado di intervenire immediatamente date appunto le situazioni di urgenza e che abbiano la capacità di anticipare la spesa per l’effettuazione dei lavori.»
Ma proprio oggi, pressoché in contemporanea con l’arrivo dell’ispettore, potranno accedere agli atti, così come richiesto, i rappresentanti dell’Associazione regionale dei costruttori edili. Il presidente dell’associazione, Valerio Pontarolo aveva invocato l’applicazione del principio di rotazione perchè «anche nella realtà del Friuli Venezia Giulia è presente una pluralità di imprese edili dotate dei requisiti di qualificazione anche per il settore degli appalti relativi ai beni culturali.» E proprio nei giorni scorsi Maria Giulia Picchione ha ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini speditole dal Pm Federico Frezza nell’ambito di un’indagine per le ipotesi di reato di abuso d’ufficio e di tentata truffa ai danni dello Stato per dinieghi espressi a privati intenzionati ad aprire un cantiere e relativamente a spese da lei sostenute in missioni fuori sede.
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