Catturare un cinghiale? Un salasso

Cacciare cinghiali utilizzando mezzi vietati può costare un’ammenda di alcune centinaia di euro. Farlo - ad esempio installando fra gli alberi, nel bosco, una trappola con lacci metallici a scatto e con collegato pure un sasso del peso di una trentina di chili - è infatti un reato, come sancisce l’articolo 30 della cosiddetta legge sulla caccia. E proprio un congegno di questo tipo era stato approntato e piazzato nel bosco dal cacciatore Ezio Rota: a sorprendere l’uomo, alla fine dello scorso settembre, le guardie provinciali. Le quali lo avevano poi reintercettato anche due settimane più tardi, a ottobre, in una situazione molto simile: aveva piazzato un’altra trappola con lacci, pronta ad azionarsi al passaggio di un animale selvatico. Gli aggeggi sistemati nel bosco avrebbero peraltro potuto costituire un pericolo notevole per eventuali escursionisti o persone di passaggio in zona.
Il pm Federico Frezza contesta a Rota, per questi due episodi, il reato di avere esercitato la caccia, o comunque attività finalizzate ad essa, con mezzi vietati: per questo il pubblico ministero ha fatto richiesta al gip di emissione di un decreto penale di condanna alla pena di 500 euro di ammenda a carico dell’uomo. Nei mesi scorsi il sessantacinquenne era stato indagato con l’accusa di aver illecitamente tentato di impossessarsi di animali selvatici di proprietà dello Stato, sempre relativamente ai due casi citati: alla fine il pm Frezza aveva chiesto l’archiviazione per Rota ritenendo inconcepibile accusare qualcuno di tentato furto per aver provato a catturare un paio di cinghiali, considerato che la Provincia stessa (cui spetta la relativa competenza) vorrebbe farne abbattere - a questo proposito l’ente ha stilato un piano di prelievo con numeri precisi, obiettivi che però non riesce a raggiungere - circa 500 all’anno. Come noto, gli esemplari nel territorio provinciale sono tanti: negli ultimi anni hanno danneggiato pesantemente non solo parecchie coltivazioni (tanto che la Provincia stessa ha corrisposto dal 2008 al 2012 una cifra complessiva attorno ai 100mila euro di indennizzi), ma anche automobili di passaggio contro cui si sono scontrati sbucando improvvisamente sulla strada. Elevati i rischi per i conducenti e gli occupanti dei mezzi, ancora di più quelli per motociclisti e scooteristi nell’eventualità di un impatto. Nessun depauperamento del patrimonio pubblico, quindi, alla fine: il giudice aveva accolto e condiviso la richiesta del sostituto procuratore. E la posizione di Rota per l’accusa di tentato furto era stata archiviata. Diversa adesso, invece, la questione della caccia esercitata con mezzi vietati: un reato previsto dalla legge per la protezione della fauna selvatica e per il prelievo venatorio (che invece non prevede quello di furto), e che le norme dispongono sia sanzionato con un’ammenda. Per questo il pm Frezza ha ora chiesto al gip l’emissione del decreto penale di condanna al pagamento di 500 euro nei confronti di Rota.
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