C'è vita a Trieste - Le lezioni di stelle e lo scambio del quaderno fra nonna e nipote

GIORNO 5 - 15 MARZO
Da ieri sto preparando la lista della spesa , meticolosa, maniacale nell’ordine. Mentalmente ho seguito le varie corsie per non dover poi tornare indietro come spesso mi succede. Prima ho annotato la frutta e la verdura, sempre all’ingresso di ogni supermercato. Poi il latte , lo yogurt e i salumi confezionati per non attendere al taglio fresco. Subito dopo il pesce fresco. Ma ci sarà? Ho letto dei problemi con la Croazia. Poi il mio succo di mela preferito , austriaco, perché senza zuccheri aggiunti, e così via fino al detersivo per la lavatrice, l’ammorbidente e il bagno schiuma , sempre nelle ultime corsie. Stamattina ci siamo alzati e , quasi pronti per partire con la mascherina e l’autorizzazione già compilata, dico a Nani : “ Cavolo, ma è proprio necessario? In fin dei conti manca solo il latte fresco e l’insalata. Possiamo resistere benissimo altri giorni. “. Passo in rassegna la dispensa e in effetti vasini , vasetti e scatolette ci sono e parecchio ancora in freezer. “ Dai , possiamo aspettare ancora. “ E così la decisione è presa. Ci spogliamo e ritorniamo alla nostra amata tuta di casa. Niente latte fra due giorni ? Chi se ne frega . Lo faremo durare quattro giorni invece di due. E poi ci penseremo. Ora sono più tranquilla. E torno alle mie telefonate e Whatsapp con i miei cari
Cesarina Gigni
“Lilly, io non so se tu capisci quello che stiamo vivendo! È scoppiata la pandemia, è un momento piuttosto serio per noi umani, anche se è ora di colazione e tu scodinzoli come sempre. Ma vi siete passata la voce tra voi cani?” Cuoricino esordisce così in questa prima domenica dopo l’inizio del Grande Morbo a Trieste. Il mio pensiero va alla domenica precedente, 8 marzo, giornata della donna. Da allora sembra trascorso un secolo. Era una giornata primaverile e radiosa come questa. Cuoricino ed io assieme a Lilly, siamo andati a Domio ad ascoltare in chiesa la santa messa celebrata dal nostro caro amico don a Riccardo. Conclusa la funzione, rispettando una cara abitudine lo abbiamo imbarcato sull’auto, siamo andati a pranzare nella trattoria da ‘Gelmo’ a Cattinara, dove abbiamo potuto assaporare come antipasto la salvia pastellata, per proseguire poi con del polletto al forno disossato e concludere alla grande con delle palacinke particolarmente gustose. La sala era gremita di festosi commensali, nemmeno un tavolo libero. Nessuno poteva immaginare che da lì a poco le nostre vite sarebbero così radicalmente cambiate. Oggi sono andato all’edicola di piazza a Venezia, e dopo una breve coda, a distanza di sicurezza ho fatto il pieno di quotidiani, anche per Claudio, il nostro vicino di casa che per l’età appartiene alla fascia più a rischio ed ha deciso saggiamente di non mettere i piedi fuori dalla porta. “Non ci rimane che leggere” ho detto alla giornalaia debitamente protetta dalla mascherina azzurra. “Però forse in questi giorni saranno aumentate le vendite dei giornali...” - “Sì, almeno di un terzo” mi ha confermato lei, ed io ho potuto solo immaginare il suo sorriso dietro la mascherina. Per quanto mi riguarda la lettura da sempre è stata la mia passione principale, ed in questi giorni di forzata clausura si sta rivelando un grande conforto, pratico e spirituale al tempo stesso.
Alessandro Paronuzzi
Salve, sono la nonna di Nora, una bambina di 8 anni. Da qualche giorno non la vedo più fisicamente ma soltanto in video chiamata, questo al fine di evitare ogni situazione potenzialmente rischiosa per lei e per me. Sebbene le telefonate aiutino molto, ho voluto sentirmi ancora più vicina a lei, dedicandole il racconto di come trascorro le giornate ai tempi del Corona virus. Vincendo un po' di pigrizia iniziale e chiedendomi se poteva essere una cosa utile e simpatica o meno, ho preso un quaderno e ho iniziato a scrivere, a inventare dei cruciverba personalizzati e così via. Sulla prima pagina, oltre a un titolo ho disegnato un rocchetto di filo che si svolge nelle pagine seguenti e che deve essere ripreso da lei, con tutto ciò che ha voglia di scrivere e disegnare. Ci doveva essere però qualcuno che facesse la spola tra me e Nora per consegnarci vicendevolmente il quaderno, e allora abbiamo individuato e nominato il nostro "messaggero": prima di andare a lavorare suo papà assolve questo compito. Quando questa grave emergenza che ha colpito tutti indistintamente, piombando sulle nostre quotidianità, sarà finita, il quaderno rimarrà come testimonianza di un momento difficile che abbiamo affrontato e superato non senza grande preoccupazione, ma anche sollevati dalla leggerezza dei bambini!
Clelia Gandin
In tempi di coronavirus c’è ancora spazio per la gentilezza. Mentre ero in attesa al supermercato vicino casa mia, in una fila ordinata, ho iniziato a chiacchierare con una giovane coppia, a debita distanza di sicurezza, come se nulla fosse cambiato. Mi hanno raccontato che erano lì in attesa di fare la spesa per se stessi e anche per una vicina novantenne, per risparmiarle di uscire di casa. Devo aver accennato al motivo per cui ero lì, e cioè delle provviste un po’ speciali, per il mio compleanno bello tondo (80 anni). Una volta entrati nel supermercato, ognuno con il proprio carrello e i propri pensieri, ci siamo ritrovati alle casse, e una volta pagato, sorpresa: la giovane coppia mi ha regalato un mazzo di rose bianche! Il gesto premuroso ha tra l’altro innescato la curiosità di altri clienti e delle cassiere, che a turno mi facevano gli auguri come se fossi una di famiglia, e perfino del “buttafuori”, che mi ha fatto gli auguri mentre me ne andavo via. Un sincero grazie a chi ha allietato il mio pomeriggio, nel più insolito dei miei compleanni.
Lisa Furlan Romeo
GIORNO 6 - 16 MARZO
Scrivo da casa, dal mio divano, sotto le mie coperte calde e morbide. Per me, stare a casa, non è un peso. Si, lo diventa quando sono costretta a condividere le mie 24 ore giornaliere con due sorelle litigiose, ma sono altri dettagli. Leggo, studio, guardo Netflix, creo. Ma ho tempo, tanto tempo che mi spinge a riflettere.
Ci sono persone che in questi giorni si sono ammalate. E sarebbe bello se fosse “un’ influenza”, se chi muore di questa “seccatura”, come la chiamano certi individui, morisse senza quella terribile fame d’aria. Ci sono persone che stavano bene, camminavano e d’improvviso uno starnuto, un colpo di tosse e poi la febbre e Dio solo sa cosa. E taac, “signora, signore, lei è positivo”. E tante di quelle persone non ce l’hanno fatta.
Quante persone hanno avuto le vite completamente cambiate a causa di questa “seccatura”? Nonni, zii, mamma, papà, forse addirittura figli, loro stessi. Quante vite cambiate, quante vite spezzate? Eppure, nonostante davanti a quei numeri che chiedono, implorano!, una cavolo di umanità a cui aggrapparsi, a molti pesa stare a casa. “Mi, no stago 20 giorni casa” “Che seccatura, ara” “Che coioni, no vedo l’ora sti fioi torni scola”
Dove è finita la famiglia? Quando hai fatto l’ultima volta una partita a Briscola, a Monopoli, a “Non ti arrabbiare”, Tressette, Scopa, Uno con tuo fratello, con tua sorella, con i tuoi figli o i tuoi genitori? Quanto tempo è passato dall’ultima volta che hai guardato un film della tua infanzia, un Disney, un comico, un classico, tranquillamente seduto sul divano con una mano nei pop corn e l’altra a grattarti la pancia? Quanto tempo è passato dall’ultima volta che ti sei presa cura di te con una manicure o una pedicure fatta in casa, in una bella bacinella di acqua tiepida e sali da bagno alla rosa? Ora hai 20 giorni per farlo. Per fare letteralmente il cavolo che ti piace e che ti pare.
Guarda per un attimo le foto dei dottori e degli infermieri che dormono dove capita dopo chissà quanti giorni operativi. L’ abbiamo vista tutti la foto dell’infermiera con la faccia piena di segni per le mascherine e gli occhi stanchi. Chiede “per favore” di fare la nostra parte. Non mi sembra così male, “sacrificare” 20 giorni a casa per sostenere i loro sforzi. D’altronde, ci chiedono solo di restare a poltrire sul divano, cosa che alla fine spesso sogniamo, sopratutto dopo un periodo di stress e lavoro. Che facciamoci caso, generalmente arriva verso metà marzo, a metà fra le vacanze di Natale, con gennaio che pare non finire mai, e l’estate. Manco a farlo apposta. Sono preoccupata anche io di restare ferma a casa troppo, quest’anno avrei l’esame di maturità. Ma i professori si attrezzano, e ce la faremo.
Restiamo a casa e non lamentiamoci, perché noi questo lusso ce l’abbiamo. E pensiamo a chi casa non la vedrà per un po’ perché è in terapia intensiva, perché è un medico, un infermiere, perché si preoccupa di molte persone sapendo di non poterle salvare tutte. Pensiamo, a chi casa non la vedrà più, non potrà stringere un caro a Pasqua, chi non potrà più emozionare i suoi lettori con storie per bambini che fanno piangere gli adulti, come la Gabbianella e il Gatto, chi non potrà più svegliarsi. Noi, siamo decisamente fortunati. Grazie a quelli che lottano perché ci siano sempre persone che possano dirlo.
Teresa Maria Martina De Radio
Finalmente dopo tre giorni la mia amica è apparsa di nuovo ieri sera. In effetti lei era sempre là, semplicemente noi non potevamo vederla. Parlo di Venere, il pianeta, bella, bianca, luminosissima da mesi. Eccola là a sinistra del carpino nero del vicino, mentre ancora il tramonto è infuocato sul mare. Dapprima appena appena, poi sempre più nitida a mano a mano che la luce del tramonto lascia il passo al buio incalzante. Per un po’ devo uscire sul balcone per ammirarla, poi mi basta stare seduta al tavolo della cucina e lei, da fuori la finestra, mi guarda e sembra dire : “Ciao Cesarina, coraggio!" È una girolona Venere. Non è più a sinistra del carpino nero, l’ha ormai superato sulla destra ed è già oltre l’alta frassinella molto sofferente, perché completamente avvolta dall’edera su su fino agli ultimi rami.
Sono le nove di sera e siamo in tanti fuori al buio, chi sul balcone, chi alla finestra, chi sulle scale. Tutti col telefonino acceso rivolto verso l’alto , verso il satellite che passa e ci vede. Dopo un po’ di cicaleccio: “Vedete quella , a destra della frassinella? È Venere!“, dico io. E un coro di voci arriva fino a me: “Lo sappiamo Ghia, lo sappiamo tutti, ci fai una testa così da mesi con la tua Venere, come la scorsa estate ci hai fatto una testa così con il tuo Marte, il pianeta rosso". Io, incurante proseguo: “Davanti a voi sul mare verso Muggia c’e’ Orione con le sue sette stelle di cui tre formano la sua cintura“.
Per un po’ mi ascoltano poi il vicinato diventa sempre più indisciplinato e lascio perdere. Fine della lezione... Tutti ci salutiamo e ognuno di noi rientra in casa.
Cesarina Gigni
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