Censimento Istat impossibile contare la comunità slovena

A causa delle modalità di distribuzione dei moduli non si potrà conoscere l’esatta consistenza della minoranza

di Stefano Bizzi

Alla vigilia del censimento Istat a Gorizia una domanda sorge spontanea: sarà possibile stabilire con esattezza il numero di residenti appartenenti alla comunità slovena?

La questione è delicata, ma importante. Per due ragioni soprattutto. La prima riguarda l’inevitabile riduzione dei consigli di quartiere e relativo accorpamento. La minoranza slovena si è detta contraria a tutte le ipotesi fin qui formulate. Teme, appunto, vengano snaturati i quartieri storicamente a maggioranza slovena. La seconda è relativa alla prossima campagna elettorale: l’Unione slovena ha dichiarato che il futuro sindaco dovrà conoscere la lingua slovena.

Dunque, eccoci alle domande: quanti sono esattamente gli sloveni di Gorizia? Che peso hanno in termini numerici piuttosto che sociali, politici ed economici?

Un dato ufficiale Istat non esiste e almeno per i prossimi dieci anni continuerà a non esistere. Presto se ne potrà avere uno (un altro) indicativo e ufficioso. Sarà indicativo e ufficioso perché il prossimo censimento Istat potrà essere compilato anche in sloveno. Non è detto però che chi sceglierà quella lingua appartenga necessariamente alla minoranza e che chi utilizzerà l’idioma di Dante sia, viceversa, parte della componente di maggioranza italiana. Per avere certezze ci vorrebbe una casella apposita da barrare. E da quanto è stato anticipato dall’assessore comunale ai Servizi statistici, Sergio Cosma, nei questionari questa casella non ci sarà.

«Da un punto di vista scientifico non credo che la compilazione di un documento in una lingua piuttosto che in un’altra dia un dato statistico corretto. Potrà essere solo un dato indicativo, non certo», osserva Stelio Raida autore, insieme a Roberto Telesforo, dell’Agenda storica di Gorizia dove la questione è stata affrontata in un’ottica più ampia. Nel loro lavoro, Raida e Telesforo hanno considerato indicativa non la città di Gorizia, quanto l’area metropolitana. Senza distinguere tra le maggioranze e le minoranze dei singoli Stati, nell’area in cui rientrano le municipalità di Gorizia, Savogna, Nova Gorica, Miren-Costanjevica e San Pietro-Vertojba la presenza italiana risulta essere del 46,5%, quella slovena del 53,5%. Se poi si considerassero anche le singole minoranze, secondo Raida la percentuale slovena raggiungerebbe i due terzi del totale.

In questo quadro, conoscere la lingua d’oltreconfine darebbe una marcia in più al prossimo sindaco. Il quadro però è solo abbozzato e deve essere ancora dipinto. Tornando al censimento, la legge 38 del 2001 riconosce ai Comuni di Gorizia e di Trieste delle zone subcomunali in cui è presente la minoranza slovena. Per il capoluogo isontino sono i quartieri di Sant’Andrea, Piuma San Mauro Oslavia, Piedimonte e Piazzutta Montesanto. La circolare numero 8 dell’8 settembre emanata dalla direzione centrale dei censimenti dell’Istat prevede che in queste circoscrizioni si possa compilare il questionario in sloveno. Però lo si potrà fare solo in quelle quattro aree. Nelle altre no. Per esempio, se un esponente della minoranza abita in corso Italia non potrà avvalersi di questa possibilità. «La legge – spiega Cosma – prevede che nelle altre circoscrizioni dobbiamo mettere a disposizione solo dei traduttori». Nonostante i costi che l’operazione avrà, avere un quadro preciso della presenza slovena in città non sarà possibile neppure questa volta. A proposito di costi. Per far fronte alle spese di traduzione nel corso della rilevazione, il Comune è riuscito a strappare all’Istituto nazionale di statistica un forfait di 31mila euro. Per quanto riguarda invece le traduzioni dei questionari dallo sloveno all’italiano in fase di inserimento dati, l’Istat verserà all’amministrazione 0,001727 euro per battuta utile. Sembra una barzelletta, ma non lo è».

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