Centrale A2A, il Comune parte civile

Punta al sodo il sindaco di Monfalcone Anna Cisint, dopo l’apertura dell’indagine della Procura di Gorizia sull’impianto A2a con l’ipotesi di inquinamento ambientale.
«Gli esiti dell’indagine della magistratura, che ringrazio per il suo lavoro, sulla centrale termoelettrica saranno importanti per conseguire gli obiettivi di sempre: revisione dell’Autorizzazione integrata ambientale e riconversione dei gruppi a carbone», afferma il sindaco.
«La questione della primogenitura dell’innesco dell’indagine non mi interessa», aggiunge, riferendosi al corposo esposto presentato a novembre del 2013, quand’era consigliere di minoranza.
L’amministrazione comunale dal canto suo «continuerà ad agire per tutelare al meglio la salute dei cittadini, oltre che dell’ambiente».
Tra le azioni in vista, però, a questo punto c’è la costituzione come parte lesa nell’eventuale procedimento penale per inquinamento doloso che si dovesse aprire in seguito al lavoro della Procura di Gorizia.
«Valuteremo poi una possibile costituzione come parte civile - aggiunge il sindaco -. Sono decisioni che porteremo in ogni caso all’attenzione del Consiglio comunale, quanto meno come comunicazioni del sindaco alla prima seduta utile».
A bilancio, intanto, ci sarà il finanziamento, coperto con fondi del Tavolo tecnico ambientale non ancora utilizzati, per uno studio di tipo epidemiologico sull’impatto della presenza dell’impianto energetico. A inizio febbraio il sindaco e l’assessore all’Ambiente, Sabina Cauci, avevano chiesto in modo formale al ministero dell’Ambiente, Ispra e Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente un’ispezione urgente nella centrale termoelettrica, dopo i più recenti episodi di emissioni “anomale” prodotte dall’impianto. Il Comune di Monfalcone, quindi, promette il sindaco, continuerà a battersi per la revisione dell’Aia e l’uscita dal carbone. «A monte, purtroppo c’è il rinnovo “automatico” dell’Autorizzazione integrata e il conferimento della centrale - conclude - alla società Energiefuture, interamente controllata da A2A, ma in cui sono finiti i tre impianti più “datati”, quello di Monfalcone, di Brindisi e San Filippo del Mela».
Anche per l’ex sindaco Silvia Altran gli esiti delle indagini saranno importanti «nella misura in cui consentiranno di individuare risposte operative concrete alle esigenze di tutela della salute della comunità». Il consigliere del Pd rivendica comunque l’attività svolta dalla sua amministrazione per analizzare, in modo oggettivo, affidandosi a degli esperti, a tutto tondo le ricadute dell’impianto sul territorio. «Lo studio più importante è stato affidato al Cnr - prosegue - e credo che ormai dovrebbe essere giunto alle conclusioni. Mi chiedo quindi come mai l’amministrazione non abbia provveduto a darne pubblicità».
L’assessore regionale all’Ambiente Sara Vito non entra nel merito dell’indagine della Procura, ribadendo invece come «si stia sempre parlando di un impianto di competenza statale, soggetto al controllo dell’Ispra con cui Arpa Fvg ha collaborato, quando richiesta. La Regione, prima della nostra amministrazione, non si era inoltre mai attivata, forse perché appunto non dovuto per legge - aggiunge l’assessore -. A fronte delle richieste provenienti dal territorio abbiamo però attivato l’Osservatorio ambientale e realizzato attività di verifica dell’ambiente dell’area. Gli uffici hanno ricevuto il mandato di ricercare eventuali elementi di attenzione».
La Regione ha quindi «intenzione di proseguire i controlli», mentre Arpa rimarrà a disposizione. Insomma, «dalla Regione sulla centrale termoelettrica non sono state spese solo parole», rivendica ancora una volta l’assessore Vito.
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