Centri estivi, è fuorilegge precettare le maestre

Una doccia fredda per la giunta la sentenza del Tar: ha dato ragione alle 100 insegnanti. La delibera doveva passare per il Consiglio
Di Piero Rauber
Silvano Trieste 13/06/2013 Comune protesta degli insegnanti dei Centri Estivi
Silvano Trieste 13/06/2013 Comune protesta degli insegnanti dei Centri Estivi

La delibera della giunta Cosolini che nel 2013 aveva precettato in estate, ad anno scolastico concluso, le maestre dipendenti del Municipio è - sentenzia il Tribunale amministrativo - un atto fuorilegge. Regolare semmai, obietta il Tar, poteva essere un analogo provvedimento se fosse però passato anche al vaglio, e al voto, del Consiglio comunale. Morale numero uno: queste maestre - richiamate per due settimane a testa tra luglio e agosto dalla giunta stessa, che così puntava a incrementare l’offerta fra nidi e materne proprio durante l’estate facendo calare l’utilizzo delle cooperative sociali e la relativa spesa per il personale esterno - hanno lavorato nonostante il Comune non avesse il titolo giuridico che gli consentisse di ordinare loro di lavorare. Morale numero due: ora il Municipio rischia di essere trascinato davanti al giudice del lavoro dalle maestre precettate ingiustamente, e rischia di conseguenza di dover pagare centinaia di migliaia di euro di risarcimenti. Morale numero tre: a questo punto finiscono in discussione i piani dell’amministrazione Cosolini - che pur ha diritto di pensare all’opportunità di presentare o meno un eventuale controappello al Consiglio di Stato di Roma - in vista dei centri estivi e del prolungamento dei servizi educativi oltre la fine di giugno. Piani che pure quest’anno avrebbero dovuto ricalcare sostanzialmente le orme di quanto era successo nel 2013, con una prima parte di tali servizi affidata al personale esterno delle cooperative sociali e una seconda parte, più corposa della prima, curata invece proprio con il personale interno. Il fatto è che la delibera da cui discendeva questa seconda parte è stata, come s’è appena detto, sconfessata dai giudici amministrativi regionali.

Ha dunque del clamoroso la sentenza depositata dal Tar nella propria segreteria giovedì pomeriggio, che accoglie il ricorso presentato all’inizio della scorsa estate dagli avvocati Gianfranco Carbone, Alessandra Dapas e Corrado Calacione - sotto il cappello sindacale di Cisl, Uil e Ugl - per conto di oltre cento dipendenti comunali in servizio negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia la cui gestione dipende appunto dal Municipio. Il ricorso, in effetti, chiedeva la testa - e l’ha avuta - della delibera del 22 maggio 2013 con la quale la giunta Cosolini aveva stabilito di estendere in via sperimentale, fatto senza precedenti, il servizio educativo avvalendosi dei dipendenti comunali. Una scelta dettata anche da necessità, e non solo da virtù: il bilancio sempre più magro aveva imposto un taglio - da 630 a 450mila euro - del budget per le cooperative sociali che tradizionalmente garantivano i centri estivi. Da lì la sfida, col senno di poi perduta, di provare ad aumentare anziché ridurre le aperture di nidi e materne da fine giugno a inizio settembre richiamando a lavorare le maestre disponibili in casa al di fuori del calendario scolastico.

A metà luglio, in piena sperimentazione, il Tar aveva rigettato - assegnando il primo round al Comune - la richiesta delle maestre firmatarie del ricorso di sospendere seduta stante gli effetti della delibera di giunta, e aveva cosi evitato di annullare di fatto l’intero servizio già programmato, dando al tempo stesso appuntamento all’esame di merito. Esame che ora è maturato, e ha celebrato proprio l’annullamento della delibera impugnata. Motivo? «La giunta municipale - scrive il Tar nella sentenza - non può istituire, come nella fattispecie è avvenuto, un nuovo servizio pubblico di carattere educativo per l’infanzia al di fuori del calendario scolastico regionale, che si conclude al 30 giugno. Non le è concesso rifarsi, pretendendo di attuarle, alle disposizioni del Contratto collettivo regionale degli enti locali in materia di flessibilità per il personale insegnante ed educativo, che fanno riferimento al calendario scolastico. Nemmeno può assumere di attuare le deliberazioni del Consiglio comunale del 2011 per le scuole dell’infanzia e del 2012 per i servizi educativi della prima infanzia, che nulla dicono in materia di calendario scolastico, né hanno bisogno di dirlo, essendo esso stabilito in sede regionale. Inoltre la prima prevede il rispetto del Piano di offerta formativa, elaborato dal Collegio degli educatori, che non può essere sostituito da una mera informativa alle organizzazioni sindacali. Deve pertanto concludersi che con la deliberazione impugnata la giunta comunale, prevedendo al di là dell’orario scolastico regionale un’attività degli asili nido e delle scuole per l’infanzia comunali, ha istituito un nuovo servizio di scuola paritaria e quindi un servizio pubblico. Un tanto non le è concesso, rientrando la relativa competenza, nell’osservanza degli accordi e della normativa vigente, nelle attribuzioni del Consiglio comunale».

@PierRaub

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