Cessa l’incubo Pecol dei Lupi discarica verso la soppressione

Tavella (Isambiente) difende la scelta di colmare lo spazio residuo con nuovi rifiuti «Progetto portato avanti cum grano salis». Previsti controlli periodici dell’Arpa

Francesco Fain

«Il nostro è un progetto portato avanti cum grano salis. Con tempi di attuazione certi e con la massima tutela dell’ambiente e della salute».

Giulio Tavello, amministratore unico di Isontina Ambiente, illustra gli ultimi sviluppi che porteranno alla chiusura della discarica cormonese di Pecol dei Lupi, un incubo autentico in tutti questi anni. «La Giunta regionale ha concesso a titolo gratuito a Isa l’utilizzo della discarica nel marzo 2020. Il tutto è finalizzato a garantire il ripristino e la sicurezza ambientale dell’area, mediante l’attuazione della procedura di chiusura e di gestione post-operativa della discarica stessa, per un periodo di 30 anni con decorrenza dalla data di sottoscrizione della concessione sopra citata. A febbraio 2020 - scandisce Tavella - l’assemblea dei soci di Isontina Ambiente ha approvato all’unanimità il progetto di ripristino presentato dalla nostra società. Tecnicamente va chiarito che Pecol dei Lupi si sviluppa su tre lotti: il lotto 0 ormai esaurito e chiuso, il lotto 1 (ormai pieno ma non ancora baulato) e il lotto 2 con uno spazio ancora da colmare quantificabile in circa 47.000 metri cubi. Il progetto prevede, appunto, di colmare il volume residuo per giungere alla baulatura definitiva dei lotti 1 e 2 con rifiuto secco residuo prodotto dal territorio di riferimento di Isontina Ambiente mantenendo in situ i rifiuti già presenti in sopraelevazione sul lotto 1».

Ci sono vari punti a favore del progetto. A elencarli lo stesso Tavella: rapidità e tempi certi nelle operazioni di riempimento necessarie alla baulatura definitiva (massimo 18 mesi dalla concessione dell’Aia); eliminazione del rischio di possibili impatti derivanti dalla diffusione di polveri e odori durante le operazioni di movimentazione e ricollocazione dei rifiuti già messi a dimora. «Questo è un aspetto fondamentale: i 47000 metri cubi potrebbero diventare 32.000 circa se venissero utilizzati i circa 15.000 di rifiuto della cosiddetta “cima Brandolin”, una sopraelevazione autorizzata a suo tempo dalla Provincia che ha modificato, rialzandolo, il profilo superiore del lotto. Ebbene: smantellare e spostare questa sopraelevazione renderebbe incerti i tempi dei lavori di chiusura».

C’è, poi, l’implementazione, nella nuova configurazione del profilo finale, di una copertura (baulatura) più performante di quella del progetto originario, comprensiva di uno strato che garantisce una maggiore impermeabilità della copertura. —

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