Chiude la Soteco, salvi i lavoratori

La sintesi potrebbe essere questa: chiude la Soteco, salvi tutti i posti di lavoro. O quasi.
Ad aggiungere un nuovo capitolo di quella che potremmo definire “cronaca nera economica” è la comunicazione dei sindacati, nello fattispecie di Livio Menon, segretario provinciale della Filctem-Cgil. Che la Soteco, azienda storica del gruppo Terraneo, navigasse in cattive acque era risaputo ma si era sperato, sino all’ultimo, in un’azione di salvataggio. «Ma alla fine - annuncia Menon - è stata decretata la chiusura definitiva di Soteco. È una pessima notizia. In termini sindacali siamo abbastanza soddisfatti perché il piano che riguarda i lavoratori è buono».
Il segretario della Filctem snocciola i termini dell’accordo. «Diciannove dipendenti sono stati dirottati alla Sai, altra società del gruppo. Sette sono rimasti nell’ambito dell’amministrazione di Soteco per lavorare sul piano di ristrutturazione del debito e, in futuro, saranno pure loro destinati alla Sai. Cinque operai - aggiunge Menon - hanno trovato occupazione in altre aziende: tre alla Fiscatec di Cormòns e due alla Boma, quattro dipendenti sono andati in pensione mentre quattordici sono stati reimpiegati alla Miko, azienda di famiglia passata recentemente all’americana Sage».
Restano 27 dipendenti. «E c’è l’impegno del gruppo, una volta esauriti gli ammortizzatori sociali, di ricollocarli».
La causa che ha portato alla chiusura di Soteco? «La crisi», sottolinea Menon e ribadisce il patron Leo Terraneo che parlerà più diffusamente della questione al rientro dalle ferie. «C’è stato un piano di ristrutturazione e, praticamente, quasi nessuno rimarrà a casa», aggiunge.
Era il 12 maggio di un anno fa quando risuonò il primo campanellino d’allarme e “Il Piccolo” ne diede conto. Iniziarono a circolare i verbali di una bozza di accordo fra la Soteco, la Sai srl, i sindacati e le Rsu aziendali. «Soteco spa - si legge nel verbale di un incontro svoltosi in Confindustria, il 18 aprile 2014 - si trova attualmente a fronteggiare le conseguenze prodotte dalla negativa congiuntura mondiale (che ha obbligato la stessa all’utilizzo degli ammortizzatori sociali) la quale rischia di compromettere la prosecuzione dell’attività e quindi del valore e della funzionalità del complesso aziendale stesso. In considerazione del predetto stato di crisi è intenzione di Soteco compiere tutto quanto possibile per cercare di salvaguardare il proprio valore e la sua capacità di funzionamento anche al fine di tutelare i propri creditori e i propri dipendenti».
Pertanto, venne annunciata una ristrutturazione “pesante” di Soteco «al fine di poter risanare le sole attività aziendali afferenti ai rami d’azienda destinati alla produzione e alla commercializzazione di materiali espansi Pir-Pur e alla commercializzazione di tessuti in microfibra, pertinenti agli stabilimenti siti a Gorizia. Sai srl avrà l’obiettivo di sviluppare le attività degli identificati rami d’azienda e, se possibile, consolidare ed aumentare il business di riferimento, consolidando altresì, in tale ottica la forza lavoro precedente occupata».
Oggi siamo arrivati al dunque. Con l’annuncio di Menon che l’ennesima azienda storica e importante di Gorizia chiude i battenti. Per lo meno, è stato individuato un percorso che non dovrebbe creare troppi problemi ai dipendenti, il vero “anello debole” di questa situazione.
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