«Cibo scarso e cattivo»: nonni in rivolta a Casa Serena

Il cibo? «Veramente immangiabile». E il pane? Neppure quello quotidiano. «È veramente angosciante e deprimente che noi ospiti di “Casa Serena” dobbiamo segnalare al Comune di Trieste e alla cittadinanza tutta che la qualità del cibo che ci viene servito è veramente immangiabile». La denuncia scritta a penna, primo firmatario Vittorio Ferigutti, raccoglie 35 firme, molte tremolanti, su un foglio protocollo a righe. Praticamente la maggioranza degli ospiti di Casa Serena di via de Marchesetti, che attualmente sono 66. Molti la frequentano solo come centro diurno. Ai quali si aggiungono i 120 ospiti della vicina Casa Bartoli: il menù è lo stesso, la cucina la stessa, il mangiare idem. «Da quando i cibi vengono confezionati direttamente nelle cucine di “Casa Bartoli” dagli addetti di un’azienda di Reggio Emilia, la “Cir Food”, c’è stato un notevole peggioramento nella qualità dei pasti» si legge nella lettera di denuncia. Sotto accusa la “Cir Food”, un colosso emiliano della ristorazione, che da 4 anni fornisce i pasti a Casa Serena e a Casa Bartoli. La Cir (Cooooperativa Italiana di Ristorazione), sede a Reggio Emilia, è presente in 16 regioni italiane e 70 province. Il contratto di Trieste scade a fine 2013.
I rilievi dei 35 firmatari di “Casa Serena” sono duri da digerire. Si va dall’assenza del pane quotidiano alla consistenza delle verdure della pasta piuttosto al dente. «Molte volte si assiste a scene sconcertanti dove il pane distribuito è insufficiente per tutte le persone sedute. Oltre che scarso molte volte il cibo nei vassoi è scadente. Nella minestra di legumi, gli ortaggi sono talmente duri che a volte bisogna sputarli o lasciarli affogare nel brodo», protestano gli anziani. Ma non è tutto. «La scelta è limitata a un paio di opzioni e la pasta molte volte è così dura che la maggior parte degli anziani fatica a mangiarla». La morale è ancora più indigesta: «Probabilmente alcuni credono che a noi anziani - scrivono i 35 firmatari della protesta - si può dar da mangiare qualsiasi cosa in quanto non abbiamo la forza di protestare e di far valere i nostri diritti. Questa lettera vuole dimostrare che siamo ancora “attori” pensanti in una società che spesso fa finta che non esistiamo».
Ma sarà tutto vero? La direttrice Ariella Runikar non è reperibile, ma è a conoscenza della lettera. «Le firme sono state raccolte in sala da pranzo, alla luce del sole» spiegano i dipendenti della struttura comunale. Ma com’è il menù? «Le segnalazioni ci sono sempre state. Siamo finiti spesso sul giornale per il cibo. Il problema però esiste» dicono da Casa Serena. Ma non tutto. «Non è vero, per esempio, che manca il pane. Questa è un’esagerazione. È possibile che qualche ospite lo prelevi da un tavolo che non è il suo. Ma poi basta richiederlo». Lamentele gonfiate quindi? Non proprio. «Se devo essere papale papale non hanno tutti i torti. Il mangiare non è ottimo e nemmeno sempre sufficiente per tutti», ammette una dipendente. «Da parte nostra abbiamo la coscienza pulita. Noi abbiamo fatto migliaia di segnalazioni alla cooperativa e ai nostri dirigenti. Il servizio è peggiorato. Una volta anche noi mangiavano tutti qua. Ora non più». E quindi? «Come dipendenti ci siamo sempre fatti in quattro per far andare bene le cose. Ma in cucina non ci andiamo noi. La lettera di denuncia è condivisibile: la firmerei anch’io se avessi un parente a Casa Serena. Se uno paga ha il diritto di criticare».
E l’amministrazione comunale?. L’assessore alle Politiche sociali Laura Famulari cade dalle nuvole. Nessuno l’ha ancora informata della lettera di denuncia. «Non sapevo di questa segnalazione collettiva. So che la situazione è costantemente monitorata e se ci sono cose che non vanno vengono addebitate all’azienda anche sotto forma di sanzioni. Ho già chiesto un incontro immediato con la Cir per avere dei chiarimenti». Nell’attesa gli ospiti di Casa Serena è meglio si armino di dentiere.
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