Cisint contro Bullian: «Ha aperto la Regione a un condannato»
L’eurodeputata: al Piano Monfalcone un uomo giudicato colpevole di caporalato. Il consigliere-commissario e Moretti: attacco squallido. Konate: l’ho portato io

Lei, Anna Cisint, si è sentita trattata in audizione come «un’imputata». E invece, sugli scranni regionali, «c’era un condannato in via definitiva per estorsione nell’ambito di un processo sul caporalato». «Come è possibile che questa persona sia stata lì, presente alla seduta convocata da Bullian e Moretti con l’ausilio di Konate? ».
Deflagra il caso politico dopo la seduta in piazza Oberdan di lunedì sul Piano Monfalcone e a schiacciare il pulsante per far fuoco è proprio l’eurodeputata Anna Cisint, che ieri mattina ha indetto nel suo ufficio una conferenza stampa (presenti anche le telecamere di Mediaset) dal titolo eloquente: «La Sinistra porta il caporalato nelle istituzioni». Già all’indomani dell’audizione, martedì, alla sua attenzione era arrivata «la segnalazione di un cittadino bengalese», corroborata poi da «altri lavoratori inferociti», che «si sentiva preso in giro» nel vedere la foto postata sui social dal consigliere regionale del Patto Enrico Bullian.
L’immagine ritraeva una sua conoscenza ch’era finita invischiata anni fa nel caso giudiziario specifico. Secondo quanto riportato da Cisint il segnalatore sarebbe stato «una delle persone sfruttate», cosa che non è stato possibile verificare (l’assessora non ne ha fornito il nome), e quindi «s’è sentita presa in giro».
Né ha riferito, l’ex sindaca, il nome del condannato, anche se poi ha consegnato copia della cronaca dell’epoca per capire di cosa si stesse parlando e la foto al centro del caso. «Mi chiedo: perché i due consiglieri regionali si avvalgono di queste figure? Cari Bullian e Moretti, siete su questa linea?», così Cisint, circondata da assessori e maggioranza, assenti Antonio Garritani e Stefano Vita.
«Il bengalese mi ha detto: “Ci hanno imbrogliato e sono nelle istituzioni”. Trovo il fatto – ha incalzato – estremamente grave: le istituzioni non possono essere usate per interessi propri e particolari. Adesso siamo noi a chiedere chiarezza». Cisint ha parlato di «immigrazione usata come arma di distruzione», rivendicando la lotta contro il subappalto che ha svalutato il lavoro. Anticipando l’eventuale giustificazione: «Non può essere che non sapessero. Per il futuro che le persone di questa città meritano, noi non ci stiamo».
«È chiaro – ha fatto eco il consigliere regionale Antonio Calligaris – che la responsabilità è di chi chiama i soggetti da audire e dovrebbe verificare. Se strumenti come le audizioni vengono usati in questo modo da personaggi come Bullian allora qualcosa va rivisto». L’arringa è però spettata a Cisint: «La situazione è così vergognosa che non so se ridere o piangere, dato che chi si proporrebbe come risolutore dei problemi di Monfalcone ha le basi marce. Se i partner sono questi, il problema è gigantesco: state lontani dalla città».
Fin qui il centrodestra. Dall’altra parte Bou Konate, presidente onorario del Darus Salaam: è stato lui a «portare Miah Kabir in Regione, ma solo in qualità di spettatore e non da audito, perché come ho dichiarato a entrambi i presidenti delle due commissioni solo io ero l’unica persona deputata a parlare per i due centri islamici».
Konate ha scagionato Bullian, oltre che consigliere anche commissario: «Non conosceva né sapeva nulla di Miah». Lui, invece, sì: «È stato condannato in via definitiva e ha scontato regolarmente la sua pena, ma s’è sempre professato innocente e per come lo conosco gli credo. Una sola persona l’ha accusato e lui ha sempre negato, scegliendo la strada processuale anziché il patteggiamento».
Una leggerezza, comunque, a fronte di una verità processuale. «Non c’ho pensato perché lui è uno dei più disponibili e volonterosi al centro e, come Abdul Hossein, aveva desiderio di vedere per la prima volta il Consiglio regionale. Non c’è una legge che lo vieta. Non è un bandito o rappresenta un pericolo, ha saldato il debito con la giustizia ed è pure uscito prima per buona condotta».
«Mi dispiace – ha concluso – che Cisint faccia in questo modo vergognoso campagna elettorale sulla pelle della gente. In realtà Bullian è l’unico a impensierirla e questa è politica sporca».
Kabir, condannato a tre anni e quattro mesi più 750 euro di multa, al telefono si dichiara «pulito» e ricorda di esser stato un anno e mezzo prima accolto in Comune all’incontro con le comunità: perché in Municipio sì e in Regione no?
Moretti non ci gira intorno: «Konate ha sbagliato, punto. Ma accostare il mio nome al caporalato è squallido. Se la delegittimazione dell’avversario conclama l’inizio della campagna elettorale allora è davvero triste. Premesso che se una persona ha scontato la sua pena non va marchiata a vita, Konate ha commesso una leggerezza e sbagliando ha messo in difficoltà pure noi». Bullian, come Moretti, non conosce Kabir, ma «non era un soggetto audito».
«Credo che la mia esperienza amministrativa basti a respingere le illazioni – ha concluso –, in ogni caso le accuse, considerando come il centrodestra candidò nel 2022 Sarkar che ci fece conoscere a tutt’Italia, si commentano da sole». —
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