Codice sotto braccio e una rosa Lo sciopero dei giudici onorari

La singolare protesta dei togati che denunciano la loro condizione economica: udienze pagate solo 76 euro netti senza contributi previdenziali, ferie e malattia
Bumbaca Gorizia 10.12.2020 Flash mob giudici onorari @Pierluigi Bumbaca fotografo
Bumbaca Gorizia 10.12.2020 Flash mob giudici onorari @Pierluigi Bumbaca fotografo

Alex Pessotto

Novantotto euro lordi per cinque ore d’udienza: al netto, sono circa 76 euro. E si tratta di un compenso che è fermo da una ventina d’anni, non tenendo in alcuna considerazione gli indici Istat di aumento del costo della vita. E così ieri, davanti al Tribunale di Gorizia, quasi tutti i suoi magistrati onorari (giudici e viceprocuratori), hanno dato vita a una protesta. Beninteso, si tratta di una protesta su scala nazionale e che non è partita da Gorizia. Al punto che costituisce soprattutto una vera e propria iniziativa di solidarietà nei confronti dei colleghi di Palermo (con Sabrina Argiolas e Vincenza Gagliardotto, in sciopero della fame da una decina di giorni) e di Parma.

Il problema, tuttavia, non è soltanto lo scarso compenso per le udienze: ad esso, infatti, occorre aggiungere la mancata stabilizzazione, l’assenza di contributi previdenziali, il mancato riconoscimento di ferie, malattia e maternità. In via Sauro, verso le 10.30, immediatamente fuori dal Palazzo di Giustizia, ieri tenevano sotto il braccio quello che è un po’ il simbolo della loro professione, il Codice, e, tra le mani, una rosa, per rimandare a una storica protesta del 1912, avvenuta a Lawrence (nel Kansas), quando gli operai di un’industria tessile, dopo la riduzione del salario e il peggioramento delle condizioni lavorative, avviarono una manifestazione avente per slogan “Vogliamo il pane ma anche le rose”.

Rossana Nurra, Sara Frattolin, Mery Mete, Michela Bertolissi, Gianfranco Rozze, Maila Gualteroni, Silvia Fortunati, Vitalba Ditaranto e Andrea Scorsolini (giudice onorario a Pordenone, ma avvocato appartenente al foro di Gorizia) hanno aderito all’iniziativa, svoltasi peraltro nella più totale tranquillità.

La protesta era indirizzata al Ministero della Giustizia e, quindi, a colui che è al vertice del dicastero: il ministro Alfonso Bonafede. Partita da Palermo, a Gorizia è stata subito appoggiata da Sara Frattolin, giudice onorario da oltre dieci anni e coordinatore regionale dell’Assogot, che può considerarsi l’associazione che ha organizzato il flash mob goriziano; quindi, la manifestazione ha trovato l’adesione da parte di Mery Mete e si è poi allargata ad altri colleghi: in tutto, quindi, una decina di magistrati onorari che svolgono i loro incarichi a Gorizia da parecchio tempo (Rossana Nurra da diciotto anni, per esempio).

Inutile dire, poi, che, a fronte di una notevole mole di lavoro, il Covid ha reso ancor più difficoltoso lo svolgimento del servizio «pagato a cottimo, con incarichi rinnovati ogni tre anni», si legge nel comunicato che accompagnava l’iniziativa. Resta ora da attendere l’eventuale risposta del ministro Bonafede. Per il momento, all’associazione Assogot non resta altro che «deplorare e condannare il silenzio delle istituzioni e, in primis, del Ministro, dei sottosegretari alla Giustizia e dei vertici del Tribunale di Palermo i quali mostrano disinteresse per la salute delle colleghe e non hanno ritenuto di emettere neppure una breve nota sulla protesta senza precedenti dei magistrati onorari». –

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