«Col mio pony express si guadagna viaggiando»

Parla Nivi Jasa, il 27enne triestino inventore di OnPony

«Quando vivevo a Istanbul, circa quattro anni fa, avevo la necessità di farmi spedire dall’Italia vestiti, libri e altre cose che in Turchia non riuscivo a trovare. Ma ero sempre spaventato, sia dai costi sia da eventuali ritardi. Ho cominciato a chiedere ad alcuni amici turchi che vivevano a Milano se, magari nel weekend, riuscivano a portarmi quello di cui avevo bisogno. E allora ho pensato che sarebbe stato fantastico creare una sorta di BlaBlaCar delle spedizioni». È così che Nivi Jasa, 27enne triestino da anni emigrato a Londra, laureato a Milano all’Accademia di Belle Arti, si è inventato onPony: una piattaforma che fa incontrare persone che viaggiano – per lavoro, per studio o per piacere – con altre persone che devono spedire un oggetto e non possono (o non vogliono) aspettare i lunghi tempi dei servizi postali o sobbarcarsi le spese di un corriere privato. Il vecchio pony express, quindi, si adegua alla sharing economy e diventa on demand, su misura.

«Ho lasciato il lavoro come graphic designer e sono ritornato a Milano per farmi aiutare in questo progetto da due miei amici. Entrambi, affascinati dall’idea, hanno deciso di investire i primi 50 mila euro», spiega Nivi al telefono dalla sua casa londinese. «Poi ci siamo trasferiti a Londra – perché volevamo avere un appeal internazionale – e aperto la società. Abbiamo chiuso un investimento da 110 mila euro, creato il sito, partecipato a degli eventi, iniziato a sviluppare l’app e poi un anno fa lanciato il servizio in versione beta iniziando a testare il mercato. Ma è solo in questo ultimo periodo che stiamo ingranando veramente: due mesi fa siamo entrati in un acceleratore di startup fuori Londra e una settimana fa un incubatore, finanziato da JpMorgan, ha deciso di fornirci degli uffici dove lavorare per nove mesi».

Ma come funziona onPony? Il business model è simile, appunto, a quello di BlaBlaCar, la piattaforma web che consente di offrire e usufruire di passaggi in macchina da una parte all’altra della città o del Paese. Ci si iscrive al sito, linkando anche il proprio profilo Facebook e possibilmente anche quelli di AirBnb e LinkedIn («così da vedere quali rating e feedback ha un determinato utente») e poi si sceglie tra due opzioni: chi dovrà spedire un oggetto indicherà dimensioni, peso e destinazione; mentre chi sta per partire per un viaggio farà sapere dove sta andando, quando e che tipo di pacco può mettere in valigia. Una volta che domanda e offerta combaciano, i due utenti vengono messi in contatto. «Ci si incontra e ci si scambia un primo codice, che certifica la consegna dell’oggetto», spiega ancora Nivi. «Una volta che il corriere-utente arriva a destinazione, si genera un secondo codice che certifica che la spedizione è stata completata. A quel punto l’utente viene pagato. Una quota, ovviamente, rimane a noi: di solito tra il 10 e il 15%».

Gli utenti iscritti a onPony oggi sono circa 700, perlopiù giovani che studiano all’estero, Erasmus o expat che si sono trasferiti fuori dall’Italia per lavoro. Nessun itinerario prestabilito: il servizio è replicabile ovunque. «Finora sono stati fatti 400 viaggi – racconta Nivi –. Siamo partiti fornendo un servizio a livello europeo, mentre ora ci stiamo focalizzando su una dimensione più local, partendo proprio qui dall’Inghilterra».

I prezzi? Dipende ovviamente dalla tratta. «Un Londra-Milano, con un pacco che non superi le dimensioni di un bagaglio a mano, costa circa 20 sterline».

Sulla carta tutto molto semplice, ma rimane comunque il fatto che si sta affidando un oggetto o un documento a uno sconosciuto. «Molte persone sono infatti ancora bloccate dall’usare servizi simili», ragiona Nivi. «È per questo che fin dall’inizio abbiamo voluto dare la massima trasparenza, tanto è vero che non abbiamo nessun tipo di packaging: il prodotto che deve essere spedito non viene impacchettato, anche per motivi di sicurezza. L’utente deve sapere e vedere cosa sta portando con sé. E poi, diamo la possibilità, ventiquattr’ore su ventiquattro, di mettersi in contatto con il corriere. Se c’è traffico, se ha bisogno di cambiare itinerario: un live tracking continuo con chi sta trasportando il tuo oggetto. Sul discorso della fiducia - prosegue Nivi -, pensiamo a dieci o cinque anni fa: a nessuno veniva in mente di affidare le proprie chiavi di casa a uno sconosciuto perché ci passasse le vacanze. Così come pochi si sarebbero messi in macchina con un estraneo per farsi dare un passaggio e per risparmiare. Credibilità e affidabilità: è questa la scommessa di onPony». E di tutta la sharing economy.

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