Comune, dopo lo stop al bilancio è tutti contro tutti

Bandelliani e centristi contro berluscones, berluscones contro bandelliani, finiani contro bossiani e bandelliani, leghisti che sparano ad alzo zero: è un vero e proprio tutti contro tutti nel centrodestra all’indomani del 20 a 20 sul bilancio di previsione del Comune. E ora un'eventuale ricandidatura di Dipiazza appare quantomai difficile
Il sindaco Dipiazza
Il sindaco Dipiazza
TRIESTE.
Nella domenica meno ”festiva” del suo decennale orgoglio di sindaco, il cellulare resta acceso. Ma squilla a vuoto. Roberto Dipiazza - all’indomani del 20 a 20 sul bilancio, nella madre di tutte le votazioni ”politiche” del Consiglio comunale, che mette in forse i suoi ultimi tre mesi da primo cittadino - sceglie il silenzio.


Lui - il ribelle del Pdl camberiano che il Pdl camberiano sarebbe persino pronto a ”perdonare”, preparandogli una legge regionale ad personam per consentirgli di ricandidarsi - se ne rimane evidentemente a rimurginare: terzo mandato? Ma se non mi fanno neppure finire il secondo... Mentre l’asse Pdl-Lega si ingegna sul come organizzare la toccata e fuga triestina entro 20 giorni al 21.mo consigliere, il padano Giuseppe Portale, in Ucraina a tempo indeterminato per lavoro (si veda a lato, ndr), attorno al silenzio di Dipiazza si scatena nel centrodestra un ”tutti contro tutti”, in cui il centrosinistra si tuffa per sguazzarci.


La miccia la lancia Franco Bandelli, i cui cinque boys, dopo che i loro emendamenti erano stati in gran parte bocciati, hanno votato contro il bilancio con l’opposizione. «Non è - scrive il candidato sindaco di Un’altra Trieste - come qualcuno vorrebbe far credere, Piero Camber in testa, il frutto di un accordo sottobanco tra bandelliani e centrosinistra. È al contrario l’esito di un piano per destabilizzare la maggioranza del primo cittadino, iniziata con la cacciata di Franco Bandelli, e proseguita con la gestione a dir poco irresponsabile dei rapporti interni al centrodestra, che ha proprio nel capogruppo in Comune del Pdl il suo principale artefice».


«La quasi totalità degli emendamenti del gruppo di Un’altra Trieste aveva il parere contrario degli uffici, sono stati bocciati per questo», sibila il chiamato in causa, Piero Camber, facendo spallucce: «Beh, almeno ora si sa chi fa parte della maggioranza. Noi siamo in 21». Se la prende però con la ”regia” della maggioranza anche Roberto Sasco, la pedina dell’Udc fedele al centrodestra: «Non è la sconfitta di Dipiazza - sbotta Sasco - qui si stanno pagando cinque anni di errori. Cinque consiglieri (i bandelliani, ndr) hanno cambiato casacca. Ma già nel primo Consiglio di questo Dipiazza-bis, nel 2006, tre persone, il sottoscritto e i colleghi Trebbi della Lista Dipiazza e Giorgi di Forza Italia (allora papabili assessori, nessuno fu poi nominato tale, ndr), avrebbero avuto tutti i motivi per cambiare casacca se non fossero state altamente responsabili».


«Dipiazza non meritava questa scoppola, è che sotto elezioni un po’ tutti fanno i galletti», fa eco il finiano Antonio Lippolis, che lascia intendere, senza scivolare in polemica diretta, come una buona porzione di responsabilità vada cercata tra le mura padane: «L’assenza di Portale doveva essere prevista per tempo». La spremuta degli sfoghi insomma dice: bandelliani e centristi contro berluscones, berluscones contro bandelliani, finiani contro bossiani e bandelliani. È tutto? No. Ecco un concentrato di strali leghisti. Sempre contro i bandelliani.


«Domani (oggi, ndr) abbiamo il direttivo provinciale - spiega il segretario del Carroccio Max Fedriga - e là avremmo dovuto pure vagliare un eventuale dialogo con Bandelli. Prendiamo atto che il suo movimento è ormai una forza d’opposizione, organica al centrosinistra. Né Un’altra Trieste né il Pd, nonostante gli appelli bipartisan sui grandi temi del neosegretario Russo, hanno dimostrato di avere un minimo senso di responsabilità su quello che è un bilancio di previsione di fine mandato». «Noi siamo certamente più disposti del centrodestra a ragionare sui grandi temi come bonifiche, Piattaforma logistica e superporto anche a livello parlamentare, lo dico a Fedriga che è un deputato», la risposta del candidato sindaco del centrosinistra Roberto Cosolini. Che insiste: «Altra cosa è un bilancio comunale. È la maggioranza che ha perso i numeri, e noi non facciamo da stampella».


Nel Pd c’è chi, intanto, punta più il dito sulla «caduta» dell’uomo forte, e meno sui partiti: per il consigliere regionale Sergio Lupieri «gli insuccessi del sindaco pro tempore Dipiazza non si contano più, la mancata approvazione del bilancio testimonia l’incapacità non solo amministrativa ma anche politica di gestire una situazione che gli è scappata di mano», mentre il capogruppo municipale Fabio Omero archivia «la reazione di Dipiazza di fronte allo sfacelo della sua maggioranza» come «una mossa un po’ berlusconiana, ha iniziato a vantare l’esistenza di sondaggi che lo danno gradito ai tre quarti della gente».


Ettore Rosato, l’ex sfidante di Dipiazza nel 2006, sposta il tiro: dal sindaco ai Camber. «Beh - attacca il deputato - mi sembra questo, più che di Dipiazza, il fallimento di Piero Camber, che aveva il compito di tenere unita una banda che si sta sfilacciando. Di certo in questo momento ci sono pezzi di centrodestra che se la stanno ridendo, davanti alle difficoltà della famiglia Camber». Parrebbe una battuta su misura per Roberto Antonione, ma non lo è, almeno sentendo ciò che ha da dire il candidato unto dal Cav e ripudiato dalla base: «Ho parlato con il sindaco, èamareggiato. Si aspettava una maggiore disponibilità del Consiglio, ma tutto si risolverà col ritorno del consigliere mancante», minimizza Antonione. Che poi commenta i manifesti per «Tononi sindaco» che lo chiamano in causa senza mai citarlo come «chi non ha mai lavorato col Pdl-Trieste».


«Ognuno si diverte come gli piace - chiude Antonione - francamente li trovo di cattivissimo gusto, di una pochezza paurosa sul piano personale e politico. Ma era difficile aspettarsi di meglio...». L’ultima parola la invoca Emiliano Edera, autoproclamatosi «ago della bilancia», l’uomo della Lista Rovis eletto con l’opposizione che sabato aveva strappato due emendamenti da 155mila euro e poi aveva comunque votato contro il bilancio: «In un momento della politica in cui prevalgono gli interessi personali rispetto alla coerenza, la mia scelta da 33enne è chiara. È ora di dare una svolta, di metterci la faccia». In realtà è una penultima parola. L’ultima è di Roberto Decarli, l’illyano irriducibile: «Il senatore Camber, avvocato di professione, ha iniziato la nuova missione di ”medico” diagnosticando al sindaco un’infreddatura. Gli ultimi accadimenti nell’aula comunale hanno aggravato la sitauzione. Siamo passati ad una broncopolmonite».


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