Comune e Ass: piena luce sul dramma

«Le cucine servono 800 pasti al giorno, nessun allarme: non ci sono carenze professionali»
Pallore e turbamento ieri in Comune. L’assessore Carlo Grilli, i dirigenti del servizio Promozione e protezione sociale, il presidente della Cooperativa Basaglia, l’Azienda sanitaria: «Faremo luce su quanto è accaduto, purtroppo un uomo è morto, ma le cucine di Casa Bartoli servono 800 pasti al giorno e nessuno oltre ai 40 ospiti che risultano intossicati ha avuto disturbi, è statisticamente normale (è successo perfino sulle navi di lusso) che la ristorazione collettiva crei qualche problema, gli anziani ricoverati e l’uomo deceduto probabilmente erano già fragili di salute in precedenza».


Alle 15 la conferenza stampa nella sala Giunta di piazza dell’Unità. Un uomo di 82 anni morto, una donna di 103 in gravissime condizioni, cinque ricoverati in tutto, 40 gli intossicati, e una decina su 86 ospiti anche nell’attigua Casa Serena: «Il centro di cottura di Casa Bartoli - ha esordito Grilli, che aveva accanto la sua dirigente Ada Murkovic - fornisce i pasti a tutte le strutture comunali e anche a chi ha l’assistenza domiciliare, nessun altro ha accusato problemi. Proviamo molto dolore per la persona deceduta, ma non è chiaro ancora che cosa sia successo, l’Azienda sanitaria ha avviato le sue indagini». Soprattutto Comune e Azienda sanitaria volevano rassicurare gli altri 590 utenti, oltre ai 210 complessivi di Casa Bartoli, diventati drammaticamente 209 a causa, si ipotizza, di un banale ricettario di magro, le seppie nel menù di questo venerdì.


«Siamo a 12 ore dall’esordio dei disturbi, per come si presentano possiamo pensare a una tossinfezione di tipo alimentare - ha detto Paolo Da Col, responsabile del primo distretto sanitario e geriatra -, ma nella ristorazione collettiva sono eventi statisticamente possibili, è accaduto di recente su lussuose navi da crociera e pochi giorni fa a dei ragazzini in gita scolastica, sono convinto che non si possano stigmatizzare qualità del servizio o mancanze». Il Dipartimento di prevenzione dell’Azienda sanitaria si è subito attivato per le necessarie analisi mentre le cure ai non ricoverati sono state fornite a domicilio da personale infermieristico e comunale. Le cucine sono state chiuse, i pasti ordinati in gran fretta a quelle dell’Itis «perché oggi tutti comunque devono mangiare lo stesso».


Ha concluso Da Col: «Nessun allarme, si tratta di 40 persone su 3000 in casa di riposo a Trieste. Quanto al decesso, ritengo che questo evento si sia correlato con le complicanze di un paziente comunque molto delicato. Anche la forte bora ha effetti diversi su un anziano debole o su un giovane...». «Dire che solo Casa Bartoli è rimasta coinvolta in questo evento significa poco di fronte a chi sta male, e proviamo particolare rammarico perché si tratta di persone anziane e fragili» ha detto Roberto Colapietro, presidente della Cooperativa sociale Lavoratori uniti Franco Basaglia che da tre anni e mezzo gestisce il centro cottura comunale. Proprio alla fine dello scorso anno Colapietro aveva allertato la città perché un altro gruppo di addetti a cucine e mense era sul punto di perdere il posto in conseguenza del cambiamento di appalto deciso dalla Prefettura per le scuole di polizia.


Subito dopo, la festa gioiosa per i 35 anni di esistenza della cooperativa, nata al primo sbocciare della riforma psichiatrica a Trieste. «Non c’è incuria nel servizio - ha aggiunto -, non ci sono carenze professionali, le analisi diranno quali sono le eventuali responsabilità, ma questa impresa presta sempre tanta attenzione ai principi di prevenzione, con la cura nella conservazione dei cibi, nell’igiene dei frigoriferi e così via, tanto che l’immediata visita che è stata fatta alle cucine ha certificato che c’era una corretta gestione». «Rinnovo stima e fiducia - ha concluso Grilli -, tutto sarà analizzato nella massima trasparenza».


Intanto il centro cottura è stato messo sotto sequestro, sono stati prelevati campioni di cibo, l’Itis fornirà i pasti per tre giorni, dunque fino a domani compreso. Tra i punti interrogativi: perché intossicati gli anziani più fragili, più costretti a letto? Come mai solo al primo piano, con pochi casi negli altri? Si potrà confermare che «perdita di liquidi e grande stress» hanno causato la morte di un uomo che fino a quel momento stava fisicamente bene?

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