Con l’apertura della Porta Santa in cattedrale ha preso il via il Giubileo

«Questa sera comincia per noi il giubileo della misericordia, è l’oggi della salvezza che Dio ci dona. Ci ama così come siamo. Con le nostre generosità, i nostri ideali, i nostri desideri di bellezza, di verità, di bene. Ma anche con i nostri egoismi, le nostre vigliaccherie, i nostri sogni di grandezza, le nostre vendette, le nostre invidie e gelosie…»
È uno dei passaggi più significativi dell’omelia pronunciata sabato sera dall’arcivescovo Carlo Roberto Maria Redaelli nella cattedrale di Gorizia all’apertura della Porta della Misericordia. La prima parte della liturgia si è svolta nella chiesa dei Cappuccini, in piazza San Francesco, dove sono salite sull’altare a raccontare le proprie esperienze di vita quattro persone. Ed è stata la dimostrazione di cos’è la misericordia, cardine portante del Giubileo voluto da Papa Francesco.
Importante la testimonianza di un giovane richiedente asilo afghano, che vive ormai da un anno a Gorizia. Ha raccontato il suo impegno «per aiutare chi arriva come rifugiato in questa città». Ha voluto mettersi in gioco e rimboccarsi le maniche cercando di contraccambiare il bene che ha ricevuto. «Ho fatto opera di volontariato al Dormitorio Caritas, poi alla Madonnina e a Romans d’Isonzo». Un’esperienza ascoltata in silenzio e con grande interesse dai tanti goriziani che hanno voluto partecipare alla solenne cerimonia presieduta dall’arcivescovo Redaelli.
Sull’altare sono saliti anche Franco Miccoli, a rappresentare l’associazione “Concordia et Pax”, un imprenditore nel comparto florovivaistico e un cinquantaseienne goriziano, uscito l’anno scorso dalla casa circondariale di via Barzellini dopo una reclusione di due anni. E ieri mattina l’arcivescovo ha voluto celebrare una messa nel carcere di Gorizia mentre al pomeriggio ha aperto la Porta della Misericordia nella basilica patriarcale di Aquileia.
(fra.fa.)
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