Condotta di 60 chilometri da Trieste a Visco

L’impianto risale agli anni Ottanta ed è nel mirino della società Kri spa che lo vorrebbe potenziare
Bonaventura Monfalcone-03.10.2017 Oleodotto-Selz-foto di Katia Bonaventura
Bonaventura Monfalcone-03.10.2017 Oleodotto-Selz-foto di Katia Bonaventura
Una linea di 60 chilometri tra Trieste e Visco. Tubazioni che trasportano combustibile per trazione, in special modo benzina e gasolio, in parte interrate, ma in parte anche a cielo aperto. Proprio come avviene nel tratto che costeggia la zona della cava carsica, già di proprietà dell’impresa Tacchino e oggi della Granulati calcarei Redipuglia, che si sviluppa a cavallo dei territori comunali di Ronchi dei Legionari e Fogliano Redipuglia.


E dove, un tempo, si produceva anche asfalto. Proprio su questa zona del Carso, che si raggiunge da Vermegliano o da via del Carso, dove è stato rinvenuto lo sversamento è facile intercettare le condotte che trasportano gli idrocarburi. E, quindi, metterci gli occhi addosso.


Una “pipeline” di primaria importanza per l’approvvigionamento e per la commercializzazione di questi prodotto che, da qualche tempo, è entrata nel mirino della società kuwaitiana che, attraverso la Kri spa, ha presentato un progetto di potenziamento, ammodernamento e razionalizzazione dei propri impianti nell’area dell’ex raffineria Aquila.


Il progetto prevede una concessione decennale. Il terminal di Trieste è ritenuto strategico dalla capogruppo per servire questa zona dell’Italia così come il piccolo oleodotto che raggiunge Visco e che già nel 1980 cominciò a essere usato dall’ex raffineria Aquila che però soltanto cinque anni più tardi sospese la propria attività.


Non sono solo le stazioni di servizio Q8 a essere servite per questa via, ma tramite accordi tra società, anche quelle di alcune altre compagnie. Il porto petroli di Trieste è il primo del Mediterraneo e la sua punta di diamante è costituita dal terminal della Siot dell’oleodotto transalpino dove arriva il greggio per Austria, Germania e per la Repubblica Ceca. Una linea che, va anche detto, viene controllata periodicamente e minuziosamente da “pattuglie” di tecnici a piedi, ma anche con l’utilizzo di elicotteri, come quelli messi a disposizione dalla ronchese Elifriulia.


Il compito dell’osservatore è quello di sorvegliare ed ispezionare i tracciati e i dintorni dell’oleodotto in modo tale da garantire la sicurezza di tutto il percorso.
(lu. pe.)


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