Cormons, monte Quarin ferito dal degrado

Sito splendido e ricco di storia ma manca un’adeguata manutenzione. Malridotta la vedetta dedicata al re

CORMONS. Strada invasa dal fango e dall'acqua che scivolano a valle dalla parte più alta del monte e da sentieri probabilmente poco soggetti a manutenzione. Struttura di vedetta dal grande rilievo storico (e da cui si affacciò durante la Grande guerra anche Vittorio Emanuele III, del quale la piccola torretta prende anche il nome) che cade letteralmente a pezzi nell'incuria. Ma anche due aree, quelle verdi attorno alla chiesetta della Beata Vergine del Soccorso e al castello stesso, ordinate, pulite ed ora dotate pure di altrettanti binocoli panoramici con cui ieri, splendida giornata di sole, era uno spettacolo osservare l'orizzonte e le montagne innevate. È un monte Quarin da dottor Jekyll e mister Hyde. L'atmosfera è quasi primaverile, e forse proprio per questo non siamo stati gli unici a decidere di salire verso la vetta del monte: singoli e coppie, erano diversi i cormonesi e non che hanno deciso di fare due passi tra strada panoramica e zona del castello. E tutti si sono accorti dei pro e dei contro: indubbiamente spettacolare la natura circostante da qualsiasi lato del monte si decida di salire, con i primi fiori già sbocciati. Ma le criticità non mancano: salendo da località Montona, proprio a pochi metri dall'intersezione con la strada di località Subida, un fiume di fango occupa metà carreggiata, scendendo con ogni probabilità da un sentiero evidentemente rivoltato dalle piogge torrenziali dei giorni scorsi. Un problema che, oltre a rendere difficilmente praticabile la strada per alcuni metri, diventa anche di sicurezza, perché se si guida bisogna prestare la massima attenzione a non perdere il controllo della vettura: consigliabile quindi muoversi con cautela e lentamente nel tratto, peraltro in piena curva, interessato dalla fanghiglia. Ma non è l'unica criticità riscontrata: la carreggiata, un chilometro circa più in su, è piena di buche. Parcheggiata la vettura, il terzo spazio preda dell'incuria è quello in cima al monte, dove si trova la storica vedetta intitolata al Re Vittorio Emanuele III che - si racconta - venne pure in visita a quegli avamposti. Oggi la struttura è un po' abbandonata a se stessa: spoglia, dentro vi sono cartacce, una cartina storico-geografica un po' disadorna, un manifesto dell'Associazione Nazionale del Fante il cui vetro rotto è stato aggiustato alla "garibaldina" con qualche pezzo di scotch. Nessuna indicazione chiara del valore storico della vedetta stessa, per gli eventuali visitatori. Insomma, si può fare di più. Queste le note negative, ma ce ne sono anche di positive: il parco del castello è ottimamente curato grazie anche al lavoro delle associazioni (Fulcherio Ungrispach su tutti), così come il prato dinanzi alla chiesa della Beata Vergine del Soccorso, davvero impeccabile. Spiccano, poi, le due nuove postazioni posizionate proprio davanti alla chiesa e nei pressi del castello: due occhi panoramici che permettono di vedere in profondità, dando la possibilità al turista di osservare meglio anche le vette innevate delle montagne alpine. Possibilità che ieri, con la splendida giornata di sole quasi primaverile, era davvero ghiotta. Noi non ce la siamo fatta scappare: alcuni visitatori giunti dopo di noi, neppure. Ad essi, però, bisogna garantire anche qualche notizia storica in più sull'area castellana e migliorare la condizione delle strade di accesso alla sommità del monte: sviluppare il turismo nell'area del Quarin passa anche da questi accorgimenti.

Matteo Femia

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