Coronavirus in Fvg, il via vai dalla Romania di badanti, colf e operai e l’incognita quarantena

TRIESTE Fanno la spola tra la Romania e l’Italia, passando per Trieste per poi dirigersi verso Bologna e Firenze e, al ritorno, dirigendosi su Bucarest e le regioni confinanti. Trasportano persone - badanti, colf e operai in testa -, ma anche cibo e vestiti. Sono i minibus da 9 posti che collegano di continuo il Belpaese e le sponde del Danubio e del mar Nero. Un servizio un tempo quasi quotidiano, parallelo a quello offerto dai pullman di linea, e che prosegue anche oggi, nonostante le restrizioni imposte dall’allarme Covid nei Paesi dell’Est. Certo le corse sono meno frequenti, assicurano gli esponenti della comunità romena di Trieste, ma continuano comunque a varcare il confine italiano, il più delle volte entrando attraverso valichi minori come quelli di Basovizza o Monrupino e sfuggendo quindi ai radar ufficiali. Circostanza, quest’ultima, che rende impossibile tenere la contabilità degli ingressi dei cittadini romeni e, di fatto, impedisce anche di sapere quanti di loro si sottopongono poi realmente alla quarantena obbligatoria come richiesto a chi arriva da Paesi comunitari, come appunto Romania e Bulgaria, che hanno registrato picchi di contagi da coronavirus.
«Gli ultimi passeggeri sono partiti, e al contempo arrivati, tra venerdì e sabato scorsi - spiega Ciprian, romeno residente da tempo a Trieste, dove lavora come commesso in un negozio del comparto immobiliare -. Poi a causa delle limitazioni imposte all’interno dell’Europa le partenze si sono fatte molto più rade». Prova che tra gli stessi cittadini romeni, allarmati dall’impennata di positivi, c’è meno voglia di muoversi. Chi può, come Cristina, ha deciso di rimandare la partenza per rientrare a Trieste dopo la visita ai parenti, affidandosi così al servizio di linea offerto dalle compagnie di autocorriere. «Il servizio fino a qualche giorno fa era regolare - spiega - adesso invece per ritornare a Trieste devo aspettare venerdì. Già so che sarà un “viaggio della speranza”, perché mi aspetteranno lunghe file ai valichi e, una volta arrivata in Italia, mi aspetteranno 14 giorni di quarantena». Prima della partenza, inoltre, a chi viaggi a bordo di vettori “ufficiali” viene richiesto di compilare un’autocertificazione, nella quale si comunicano destinazione e motivo del viaggio. Indicazioni che, ovviamente, chi ricorre ad uno dei numerosi pulmini “ufficiosi” non è tenuto a segnalare.
Il problema sicurezza, insomma, esiste ed è sentito. «In questi giorni mi risulta che in tanti si rivolgano al Consolato per avere informazioni in vista di un rientro in Italia - spiega Felix Aurelian Andreescu, presidente della comunità romena di Trieste -. Anche io ho ricevuto parecchie richieste di chiarimenti, specie da parte di signore che lavorano come badanti, sulle limitazioni in atto. Tuttavia non mi risulta che attualmente il flusso in entrata dalla Romania sia molto intenso. Anche se, ovviamente, non posso escludere che ci sia qualcuno arrivato dalla Romania a Trieste negli ultimi giorni senza aver rispettato la quarantena. Ma credo si tratti di casi isolati».
I furgoncini che fanno la spola con la Romania, come detto, non effettuano solo servizio passeggeri, ma anche di trasporto merci. Così, per un euro al chilo, molti negozi si riforniscono di beni provenienti dal loro Paese, inviando a loro volta verso casa generi alimentari italiani. A pochi giorni dalla stretta alle frontiere, i negozi di prodotti tipici rumeni, una decina quelli presenti solo fra Trieste e Monfalcone, hanno già iniziato a risentire del blocco. «Gli effetti della pandemia stanno colpendo duramente molti di noi - prosegue sempre Andreescu -. Tanti connazionali che lavoravano nei cantieri e molte badanti hanno perso il posto di lavoro e nei mesi scorsi sono tornati in Patria. A Trieste e nel Monfalconese i romeni erano più di tremila, oggi siamo sicuramente sotto quota 2.500. Temo che la diminuzione demografica della nostra comunità sia vicina al 20%».
Ci sono poi casi come quello di Ciprian, rimasto senza lavoro durante il lockdown ma ora di nuovo in carreggiata. «Sono stato assunto come commesso in un negozio di mobili - racconta -. Tra l’altro ultimamente stiamo riscontrando problemi con i rifornimenti di materiale. Molte fabbriche che negli ultimi tempi avevano delocalizzato proprio in Romania, ora hanno problemi a consegnarci la merce». —
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