Coronavirus, scontro politico fra Fvg e Slovenia sul blocco dei Tir

TRIESTE Ha rischiato di innescare una “guerra” diplomatica lo stop imposto venerdì scorso dalla Slovenia ai Tir provenienti da Fernetti. Un rischio scongiurato nella serata di ieri al termine di una giornata decisamente tesa. Prima l’attacco del presidente della Regione Massimiliano Fedriga contro Lubiana, poi a stretto giro la risposta del consolato sloveno, infine il dialogo serrato tra governi. Solo in serata, come detto, il clima è diventato meno “elettrico” e le lunghe code di camion al confine hanno iniziato ad attenuarsi. Attorno alle sette - poco dopo la protesta inscenata da una trentina di autotrasportatoti dell’Est esasperati dalle attese -, gli agenti sloveni hanno fatto passare i primi cinquanta tir. Una decisione che, secondo quanto lasciano intendere voci diplomatiche, ha fatto seguito a una telefonata tra il premier sloveno Janez Jansa e il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte. Il colloquio è stato confermato dal ministro degli Esteri di Lubiana.
In giornata la questione si era surriscaldata dopo le dichiarazioni di Fedriga. Prima l’appello: «Mi rivolgo al governo sloveno affinché, in nome degli ottimi rapporti da sempre intercorsi con l’Italia e il Friuli Venezia Giulia in particolare, provveda all'immediato sblocco dei valichi confinari con il nostro Paese». Poi la dura presa di posizione: «Il blocco del traffico merci proveniente dall’Italia rappresenta un’azione dannosa non solo per l’economia, ma rischia di creare problemi drammatici anche nella lotta che stiamo facendo al diffondersi dell’epidemia. Se Lubiana non assumerà una posizione ragionevole in merito a questa situazione temo che potrebbero danneggiarsi irrimediabilmente i rapporti tra Italia, con il Friuli Venezia Giulia in testa, e Slovenia».
Le parole di Fedriga hanno spinto il console generale della Repubblica di Slovenia a Trieste Vojko Volk a replicare. «Quando il 9 marzo l’Italia ha dichiarato la quarantena, non ha reso informazioni specifiche sulla gestione delle frontiere - ha chiarito il console -. In Slovenia abbiamo deciso di adeguarci a tale misura, quindi abbiamo limitato il traffico passeggeri e lasciato il passaggio libero per tutti i camion merci. Abbiamo introdotto il controllo sanitario dei passeggeri. Si è complicato tutto quando la Croazia ha chiuso il confine per i camion provenienti dall’Italia attraverso la Slovenia. Quando l’Ungheria ha fatto lo stesso, la Slovenia ha dovuto prendere ulteriori provvedimenti. Tale misura - ha aggiunto Volk - era necessaria, anche a vantaggio dei trasportatori che si sarebbero trovati intrappolati ai confini con l’Ungheria o la Croazia. Ci auguriamo che la nostra campagna diplomatica consenta di garantire un corridoio di transito duraturo per i camion dall’Italia attraverso Croazia, Serbia, Romania, Bulgaria e Turchia, vista anche la necessità di tutelare il lavoro nei nostri porti, Luka Koper e Trieste. È ingiusto indicare la Slovenia come colpevole per le misure prese al confine italo-sloveno, senza spiegare al pubblica opinione che il problema sono gli altri Paesi dell’Est che hanno chiuso i loro confini».
Un botta e risposta a distanza a cui, come detto, ha messo fine in serata il confronto diretto tra i due premier che ha consentito di stemperare la tensione e ridurre le maxi code. L’impasse si è sbloccata anche per i due pullman con a bordo 101 ucraini fermi da giovedì sera a Fernetti. I mezzi sono stati dirottati a Treviso, da dove i passeggeri potranno partire per l'Ucraina con un volo charter messo a disposizione dal governo di Kiev. —
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