Corsi di studio cancellati: la rivolta di 500 famiglie

Genitori sul piede di guerra dopo i tagli a Volta e Nautico. Oggi l'incontro con l’Ufficio scolastico regionale
Un gruppo di studenti
Un gruppo di studenti

TRIESTE. Cinquecento famiglie sono pronte alla mobilitazione per difendere il diritto allo studio dei propri figli, che rischia di essere compromesso da un’assegnazione provvisoria del numero di docenti - il cosiddetto organico di diritto - che non tiene in considerazione le reali esigenze delle scuole e non consente agli studenti di proseguire il proprio percorso di studi seguendo l’indirizzo che avevano scelto all’atto dell’iscrizione. Dopo il “caso Volta” - di cui abbiamo dato notizia il mese scorso - che vede una cinquantina di studenti della future classi terze dell’istituto obbligati a cambiare il proprio indirizzo di studi o trasferirsi in un’altra scuola, a Udine o a Gorizia, per proseguire il percorso prescelto, spunta un caso analogo al Nautico.

La dinamica è praticamente la stessa. Si rischia di perdere un indirizzo, quello dei costruttori, perché l'Ufficio scolastico regionale non ha autorizzato la formazione di classi articolate, che fino all’anno scorso avevano consentito a chi aveva scelto questo indirizzo di proseguire i propri studi. E anche se ufficialmente i “costruttori” sarebbero 12, numero quindi sufficiente per l’attivazione di una classe dedicata, il numero di docenti, assegnato dal Miur e redistribuito a livello regionale ai vari istituti dall'Usr, non ne consente la formazione.

Effetto tagli al Volta di Trieste: studi degli iscritti decisi per sorteggio
Silvano Trieste 27/10/08 Istituto Tecnico A. Volta, assemblea studenti

Anche in questo caso la notizia è stata data a genitori e studenti a fine aprile, ad iscrizioni chiuse. E qui il problema è anche più grave, perché, spiega la presidente del Consiglio d’istituto Cristina Di Ilio, «se i ragazzi che hanno scelto la via dei “costruttori” non volessero riorientarsi e decidessero invece di proseguire questo percorso in un altro istituto non troverebbero in tutta la regione una scuola adatta: per continuare dovrebbero per forza trasferirsi a Ravenna». Eppure, sottolinea Di Ilio, si tratta di un indirizzo di studi molto richiesto: Fincantieri per i suoi tirocini “pesca” proprio dal bacino del Nautico.

Così, mentre al Volta è stata per ora congelata la proposta di scegliere per estrazione i pochi fortunati che potranno accedere all'indirizzo prescelto («non ci sembra corretto e d’altra parte qualsiasi scelta, anche se non fosse per estrazione, sarebbe sbagliata», puntualizza la presidente del Consiglio d'istituto Elena Weber), il Coordinamento dei presidenti dei Consigli d'istituto delle scuole triestine, che include oltre alle scuole superiori anche gli istituti comprensivi, si è mobilitato e ha chiamato a raccolta studenti e genitori per denunciare questo problema alle istituzioni e chiedere una soluzione che salvaguardi il diritto allo studio così come previsto dalla nostra Costituzione.

All’appello, che ha raccolto la solidarietà anche da Oberdan e Max Fabiani, hanno aderito circa 500 famiglie. E dopo un mese e mezzo di pressing finalmente oggi il Coordinamento sarà ricevuto all'Usr dal coordinatore Pietro Biasiol. «In questi mesi - racconta il presidente del Coordinamento Pierpaolo Gregori - abbiamo scritto per chiedere un incontro praticamente a tutte le istituzioni. L'unica che ci ha risposto è stata l'assessore provinciale Adele Pino. Tre settimane fa abbiamo partecipato a un programma tv: in studio insieme a noi c’erano più di cinquanta genitori. In quell’occasione abbiamo ottenuto dal consigliere regionale Franco Codega l'impegno ad organizzare un incontro con l'Ufficio scolastico. Nel corso del confronto, spiega Gregori, all'Usr sarà chiesto di garantire ai ragazzi niente più che il semplice diritto allo studio. «Vogliamo una soluzione subito, in sede di assegnazione dell’organico di fatto (il numero definito dei docenti assegnato all’inizio dell’anno scolastico), perché a settembre le lezioni ricomincia e il tempo a disposizione è poco. Ma è chiaro che serve anche una riforma strutturale».

Questo problema, che potrebbe diffondersi a effetto domino anche su altre scuole ad alto tasso di specializzazione, si somma poi all'annosa questione della carenza di supplenti. Una grossa grana per gli istituti comprensivi, che sempre più spesso si risolve smistando i bambini rimasti senza insegnante nelle altre classi, ma che colpisce anche le superiori, dove per rattoppare le assenze dei docenti i ragazzi vengono fatti uscire prima o entrare dopo. E le ore perse non si recuperano più.

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