Roberti: «Morti e occupazioni a Trieste? L’unica soluzione è controllare gli arrivi»

L’assessore regionale all’Immigrazione interviene dopo il corteo di Ics e Centro Balducci: «Entri solo chi possiamo accogliere»

Piero Tallandini
Il corteo a Trieste la sera di Natale (foto Silvano)
Il corteo a Trieste la sera di Natale (foto Silvano)

La Bora spegne le fiaccole dei manifestanti, ma sul tema dell’immigrazione a Trieste il dibattito resta sempre rovente, anche a Natale.

E a riaccendere il fuoco delle polemiche, a poche ore dal corteo organizzato da Ics e Centro Balducci la sera del 25 dicembre a Trieste, è stato l’assessore regionale all’Immigrazione e alla Sicurezza Roberto Roberti.

Trieste, in corteo per chiedere un’accoglienza dignitosa dei migranti
I partecipanti al corteo che chiede un'accoglienza dignitosa dei migranti. Fotoservizio Massimo Silvano

«Sbagliato cedere alla tentazione di semplificare problemi che sono evidentemente complessi, pur di strappare qualche like o apprezzamenti superficiali – ha premesso l’esponente della giunta Fedriga –. Per il contrasto all’immigrazione irregolare non esistono soluzioni semplici. Trieste non è considerata al pari delle altre città dal Ministero dell’Interno. Proprio grazie all’azione della nostra amministrazione, ormai da anni, abbiamo ottenuto trasferimenti settimanali costanti fuori regione. Inoltre nei periodi di particolare emergenza ci sono stati trasferimenti straordinari in occasione degli sgomberi, prima del Silos e poi dei magazzini di Porto Vecchio».

«La recente richiesta di ulteriori spazi protetti non spicca per originalità – ha continuato l’assessore –. Il campo scout di Prosecco nasceva come struttura di emergenza, ma una volta esauriti gli spazi a disposizione, la situazione si è fossilizzata senza risolvere la questione Silos. L’iniziativa privata di Spazio 11 doveva servire a questo: risolvere il problema di chi rimaneva in attesa della presentazione delle domande. Cosa che puntualmente non è avvenuta».

«La verità è molto più cruda ed è bene che tutti se ne rendano conto – è il monito di Roberti –: Trieste, l’Italia, l’Occidente, non possono accogliere interi continenti che si spostano. I posti letto non sono illimitati e neppure le risorse economiche per la gestione dell’immigrazione». Immigrazione che per l’assessore «può e dovrebbe essere una risorsa, ma non è tale quando diventa incontrollata e viene subita passivamente».

Ecco, dunque, la sola soluzione percorribile secondo l’assessore: «Non vogliamo più che ci siano occupazioni abusive in palazzi fatiscenti della città? Non vogliamo che qualcuno muoia in Porto Vecchio o al Silos? Allora dobbiamo capire che l’unico modo è far arrivare solo le persone che siamo in grado di accogliere dignitosamente. Uno sforzo che le istituzioni stanno portando avanti con i maggiori controlli e la sospensione di Schengen che ha dimezzato gli arrivi».

E se non si riuscisse a limitare i flussi? In tal caso «chi arriva deve sapere che non troverà quell’Occidente scintillante visto sullo smartphone e dovrà affrontare un inverno senza documenti, senza lavoro, senza un tetto».

Verso le politiche pubbliche si sono indirizzate le critiche dei manifestanti, circa 150, che hanno partecipato la sera di Natale al corteo promosso dal coordinamento regionale della rete di persone ed enti del Terzo Settore. Tra le realtà presenti per dire “no” all’indifferenza verso i migranti c’erano Ics e Centro Balducci. A causa della bora non è stato possibile accendere le fiaccole.

«Al centro delle politiche pubbliche troviamo gli utenti, o meglio, i clienti, ma non più le persone – è la critica espressa nel manifesto letto durante la manifestazione –. Chi è soggetto debole, oggi, non solo non è più destinatario di interventi che lo aiutino a superare la sua condizione, ma diviene bersaglio privilegiato di azioni discriminatorie e violente che lo spingono verso un’ulteriore marginalizzazione sociale».

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